Castelfranco Veneto, il sindaco leghista Marcon si dimette e attacca: “Il partito e gli assessori hanno trasformato il mio sogno in un incubo”

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“A qualcuno hanno ucciso un sogno, a me l’hanno trasformato in un incubo”. Comincia così il J’accuse con cui il sindaco di Castelfranco Veneto, Stefano Marcon, ha rassegnato le sue dimissioni da primo cittadino. Un post durissimo, pubblicato su Facebook, con cui Marcon punta il dito contro i suoi colleghi di giunta e la Lega, assessori che “lavorano un paio di ore alla settimana, senza scrupolo, rispetto all’indennità che prendono”. Non solo. L’ex sindaco del Nord parla di “consiglieri che creano il gruppo misto e condizionano l’attività amministrativa rimanendo leghisti”. Insomma, un clima di sfiducia a cui Marcon non ha voluto soccombere e, per questo, nei giorni scorsi ha deciso di lasciare l’incarico depositando in Municipio le sue dimissioni.

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L’ex primo cittadino della città trevigiana è solo l’ennesimo degli amministratori leghisti di Castelfranco Veneto che ha detto addio alla carriera politica, o perché sfiduciati o perché infuriati contro il partito (che in molti hanno scelto di abbandonare). “È uno sport diffuso – ammette Marcon – dileggiare i componenti di giunta per farli dimettere”. Insomma, scrive nel post, “Castelfranco Veneto non merita di essere vincolata da certi figuri che tengono sotto scacco l’amministrazione per questioni meramente personali. E neanche la provincia di Treviso”. Provincia in cui, nelle stesse ore in cui il leghista si dimetteva, è stato nominato commissario Alberto Stefani, osteggiato da Marcon, che ha scelto di dimettersi anche dall’ente.

Parole dure, a cui l’ex sindaco aggiunge un’amara conclusione in cui, ringraziando i collaboratori leali, esprime gratitudine anche “per coloro che non lo sono stati, ma solo per dovere”. Un addio che alimenta le divisioni all’interno della Lega in Veneto.

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