Covid Italia, bollettino del 2 luglio: 84.700 nuovi casi e 63 morti

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Sale ancora la curva epidemica in Italia. Sono 84.700 i nuovi casi Covid nelle ultime 24 ore, contro gli 86.334 di ieri ma soprattutto i 56.386 di sabato scorso, un aumento su base settimanale del 50%. I tamponi processati sono 325.588 (ieri 316.040) con un tasso di positività che scende dal 27,3 al 26%. I decessi sono 63 (ieri 72). Il numero delle vittime totali da inizio pandemia sale così a 168.488.

In aumento le ospedalizzazioni: 11 in più le terapie intensive (ieri +3), che diventano così 275 in tutto con 40 ingressi del giorno. E 205 in più sono i ricoveri ordinari (ieri +238) per un totale di 7.035, il 18esimo giorno consecutivo di crescita. E’ quanto emerge dal bollettino quotidiano del ministero della Salute.

Gli italiani positivi sono attualmente 965.564. In totale sono 18.695.954 i contagiati dall’inizio della pandemia. I dimessi e i guariti sono 17.561.902, con un incremento di 49.322.

Tornano ad aumentare in Italia i casi di polmonite causata dal virus SarsCoV2 che richiedono la ventilazione assistita e la responsabile è la più recente delle sottovarianti di Omicron 5 . Lo  lo ha detto il presidente nazionale del Servizio sanitario di urgenza 118, Mario Balzanelli. “Ricominciamo a vedere cose che non vedevamo più: mentre le precedenti versioni di Omicron risparmiavano le vie aeree inferiori, ora stiamo ricominciando a vedere polmoniti provocate dalla Omicron BA.5, che riesce a raggiungere gli alveoli polmonari”. Si osservano “forme di polmonite virale che richiedono la ventilazione assistita”.

Rischio Long Covid su bambini fino al 46,5%

Il 24% di bambini e adolescenti che hanno superato la fase acuta del Covid con sintomi lievi o assenti soffre di disturbi correlati all’infezione da Sars-CoV-2 a distanza di almeno 2 mesi dalla guarigione e fino a 9 mesi dalla stessa. Questi i risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Italian Journal of Pediatrics, del primo studio multicentrico in Italia sul Long Covid, che ha visto la Città della Salute di Torino come capofila. Dallo studio si ricava che avere sviluppato sintomi di Covid-19 in fase acuta aumenta significativamente per bambini e adolescenti il rischio di Long Covid, portandolo dall’11,5% al 46,5%, mentre l’avere malattie concomitanti (asma, rinite allergica o altro) non causa nessun rischio aggiunto. “I dati – oservano alla Città della Salute – confermano e consolidano il valore delle raccomandazioni espresse dalla Società Italiana di Pediatria e da numerose altre Società scientifiche pediatriche: bambini ed adolescenti che hanno contratto il Covid, anche se in modo lieve, devono essere monitorati dai genitori ed in caso di comparsa di sintomi vanno sempre visitati dal pediatra”.
 

Vaccini, Parisi su studio Iss bimbi: evitano terapie intensive

Merita un ampio rilievo, secondo il Nobel Giorgio Parisi, il dato secondo cui il vaccino anti Covid-19 evita il ricovero dei bambini in terapia intensiva, contenuto nell’articolo pubblicato il 30 giugno scorso sulla rivista The Lancet da Istituto Superiore di Sanità (Iss) e ministero della Salute. Lo rileva lo stesso Parisi, secondo il quale “è importante dare risalto” al fatto che, dal confronto fra un’ampia casistica di  bambini vaccinati e non vaccinati di età compresa fra 5 e 11 anni, “nei non vaccinati si siano osservati 15 ricoveri in terapia intensiva e due decessi, mentre fra i bambini vaccinati non ci sono stati né ricoveri in terapia intensiva né decessi”.

Per Parisi sono dati “importanti ed estremamente incoraggianti perché hanno enormemente diminuito il numero di ricoveri nelle terapie intensive”, anche se “nella ricerca questi dati sono un pò nascosti e potrebbero sfuggire”. E’ tanto più importante metterli in rilievo, alla luce del fatto che la fascia d’età considerata nella ricerca “è poco vaccinata” e che “circa un terzo dei da 5 a 11 anni ha avuto il vaccino anti Covid-19”.

Per motivi di sicurezza, aggiunge il Nobel, il dosaggio del vaccino per i bambini di 5-11 anni è tre volte inferiore rispetto a quello per gli adulti: “un elemento, questo, che rende il vaccino molto sicuro per quanto riguarda gli effetti collaterali. Adesso lo studio di Iss e ministero della Salute indica che il vaccino indica anche una fortissima riduzione della possibilità di ricovero in terapia intensìva”.

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