Diario da Gaza – La lotteria mortale del cibo dal cielo, ecco perché serve un’altra soluzione

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Dal cielo di Gaza nell’ultima settimana continuano a piovere un po’ di aiuti, li lanciano dagli aerei, su Gaza city ma anche sul Sud. Sono operazioni congiunte di Stati Uniti, Francia, Egitto, Giordania, ma non è abbastanza per evitare che le persone muoiano di fame. Ogni aereo può trasportare meno aiuti di un camion, quelli che arrivano non bastano al 10% della popolazione. Far entrare i truck attraverso i valichi di frontiera sarebbe più utile. E invece continuano ad affamarci, continuano con questa punizione collettiva.

Adesso si corre anche un altro rischio, quello di morire in mare perché gli aiuti lanciati dal cielo spesso finiscono in acqua. È molto pericoloso raccoglierli perché non è permesso entrare in mare ai pescatori come alla gente comune. All’inizio della guerra gli israeliani sparavano contro i pescherecci e da allora tutti hanno smesso di pescare. Ora le persone si assumono il rischio pur di accaparrarsi un pacco accalcandosi sui barchini. Molti credono che sia parte della strategia di guerra: mostrare al mondo i palestinesi come barbari aggressivi che si picchiano tra loro per il cibo. Una ulteriore umiliazione: se picchi meglio di altri avrai la tua misera razione. Ma non è dignitoso per un essere umano forzarlo a combattere per non morire di fame.

Diario da Rafah – I nostri corpi scavati dalla fame, non ci riconosciamo più tra di noi

All’interno di ogni pacco ci sono tre piccoli pasti per una persona, come quelli che si usano per i militari: una colazione con del pane e del formaggio, riso e pollo. Non ci sono medicine, solo alcuni antidolorifici. La situazione intorno a me è sempre più degradata. I prezzi sono completamente folli a Rafah. Di solito in questo periodo dell’anno le persone facevano le compre per il Ramadan. Niente di tutto questo succederà. La tradizione vuole che nel mese sacro si esponga una decorazione di luce fuori dalle finestre a forma di una piccola luna. Ora c’è una compagnia telefonica di Gaza che ha avuto il coraggio e l’animo di decorare due tende con delle luci per il Ramadan e dei giochi per bambini per cercare di sollevare il morale delle persone. Un luogo in cui possano pregare e stare insieme.

Il Ramadan più triste per Gaza, senza imam e autorità che ci dicano quali precetti dovremo seguire

In tutti questi mesi di guerra questa compagnia telefonica ha dato minuti e connessione gratis a tutti, anche se debole. E adesso stanno cercando per quello che possono di prendersi cura di noi, di renderci felici nell’assenza di qualsiasi autorità o amministrazione locale. I negozi, i pochi aperti, vengono presi d’assalto. Di notte sentiamo i raid aerei ma ci siamo abituati perché di giorno la vita è persino più dura. È una sensazione di spaesamento, di perdita, che cresce. Questo sarà il primo anno in cui tutti sperano che arrivi il Ramadan per mangiare non per digiunare, che ci sia una tregua e l’ingresso massiccio degli aiuti, cibo sano, non scaduto, verdure, tutte cose che ora sembrano delle allucinazioni, che sono allucinazioni. Eppure riusciamo ancora a scherzare. Di solito prima del Ramadan ognuno chiede agli altri: “ma tu digiuni?” Quest’anno la risposta è “sto già digiunando”. I più sono pessimisti sulla possibilità che si arrivi a una tregua, io cerco di rimanere razionale, di analizzare le notizie, di conservare la speranza.

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