Gelo tra Meloni e Santanchè per le nomine all’Enit. Il blitz della ministra fallisce

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Roma — Non tira una buona aria all’Enit, l’Ente nazionale del turismo. Si mormora di una certa tensione, ultimamente, per alcune scelte fatte dalla ministra Daniela Santanchè e adesso da Palazzo Chigi hanno preso la questione in mano. Facendo registrare il primo vero elemento di tensione tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la ministra, al di là delle vicende giudiziarie che la coinvolgono: questa volta la questione è tutta nel merito della gestione di un ente che il governo aveva promesso di rilanciare.

Invece tra nomine non proprio brillanti e scelte discutibili, come la famosa campagna Open to Meraviglia, gli operatori del settore hanno continuato a lamentarsi e le lamentele sono arrivate alle orecchie della premier che ha quindi “commissariato” l’ente. Bloccando di fatto la mano libera della ministra e imponendo la scelta della nuova presidente Alessandra Priante: un nome di alto profilo, già direttrice europea dell’Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite.

Per tutta risposta qualche giorno fa la ministra ha indicato una direttrice generale, figura non prevista dal vecchio statuto dell’ente. Ma ieri il consiglio di amministrazione che doveva approvare il contratto e le deleghe della nuova dg è stato rinviato: perché non tornano né le cifre né i poteri che dovrebbero andare alla ennesima superburocrate del poltronificio.

L’Ente da sempre è stato considerato poco più di un carrozzone. Il governo Meloni aveva assicurato un grande cambio di rotta fin dall’inizio del suo insediamento. Così la prima nomina fatta dalla ministra Santanchè appena insediatasi è stata proprio quella dell’ad: Ivana Jelenic, presidente della Fiavet, l’associazione delle agenzie di viaggio Confcommercio, vicina al deputato di Forza Italia Luca Squeri. Una nomina gradita anche al partito di Antonio Tajani, insomma. Ma a un anno di distanza, nonostante il cambio chiesto dalla ministra da ente a spa, il grande salto di qualità non si è visto. Nessun grande evento, qualche viaggio con annessi traduttori perché alcuni vertici non parlano tutte le lingue, a volte nemmeno l’inglese: e per finire le polemiche per la campagna Open to Meraviglia costata circa 500 mila euro stando solo alle fatture pubblicate fino al primo semestre dello scorso anno. Insomma, il solito andazzo: mentre a oggi non è pubblicato sul sito dell’ente il curriculum completo della Jelenic, amministratrice delegata di un ente pubblico.

Per un anno la ministra comunque ha lavorato per nominare il presidente, ruolo al quale ambiva anche Sandro Pappalardo, dirigente di FdI e componente del cda. Prima è circolato il nome di Alberto Tomba, poi quello di Flavio Briatore. Nel frattempo è intervenuta Meloni, per nulla contenta delle scelte fatte fino a oggi dal duo Jelenic-Santanché. Cosi è arrivata il mese scorso Priante. Ma ecco la zampata della ministra: nel nuovo statuto dell’ente è prevista la possibilità della nomina di un direttore generale, figura assente nel vecchio Enit, che aveva solo un direttore esecutivo. La scelta ricade sulla commercialista di Padova Elena Nembrini: nessuna esperienza nel turismo ma con ampio curriculum societario. Per lei si punta a un compenso da circa 170 mila euro e a deleghe pesanti con ampi poteri di firma.

Tutto bene? No, perché l’ultimo cda, presieduto dalla Priante, si trova sul tavolo il contratto e le deleghe della Nembrini. Ma la presidente chiede tempo e lo chiede anche l’altro componente del cda, Pappalardo. Il blitz della ministra al momento non è riuscito. In tutto questo scontro con annessi stipendi a vari zeri resta una domanda: ma i servizi veri per le imprese del settore quando arriveranno?

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