Hanno tutti ragione | Dal metodo Casalino ai divieti di Grillo, la tv bulgara cara al M5S

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Ricordate chi era Marino Mastrangeli? E Roberto Cotti? Non crucciatevi, siete in buona compagnia. Mastrangeli e Cotti erano due parlamentari M5S della scorsa legislatura, espulsi per aver accettato di andare ospiti di talk televisivi quando il comandamento di Beppe Grillo ai suoi eletti in Parlamento era evitare la tv a ogni costo. Vietato andarci. Vietato parlare, se non dopo il permesso del Capo. Erano gli albori della stagione grillina e si veniva espulsi per poco. Non che dopo sia cambiato molto. Poi il divieto cadde e i sedicenti portavoce M5S cominciarono ad andare ospiti dei salotti televisivi ma sotto stretta osservanza del codice Casalino. Cioè i parlamentari accettavano l’invito solo dietro garanzia di non avere contraddittorio, dunque né altri giornalisti oltre il conduttore tantomeno esponenti delle fazioni avverse. Erano gli anni in cui i salottini di attesa erano più gremiti dello studio, appena l’ospite pentastellato metteva piede davanti alle telecamere tutti gli altri erano gentilmente invitati a togliere il disturbo.

È andata così a lungo, prima che la svolta governativa e la parabola del Movimento abbassassero il prezzo delle apparizioni catodiche fino a livelli di saldo e stralcio. Ora, però, si riparte con i divieti e i comandamenti.

Grillo ha pubblicato un post sul suo blog, “L’etica dell’informazione”, il cui senso è riassunto in questi due passaggi. Il primo: “D’ora in poi chiediamo che i nostri portavoce, ospiti in trasmissioni televisive, siano messi in condizione di poter esprimere i propri concetti senza interruzioni di sorta per il tempo che il conduttore vorrà loro concedere e con uguali regole per il diritto di replica, che dovrà sempre essere accordato”. Il secondo: “Chiediamo, inoltre, che i nostri portavoce siano inquadrati in modalità singola, senza stacchi sugli altri ospiti presenti o sulle calzature indossate, affinché l’attenzione possa giustamente focalizzarsi sui concetti da loro espressi”. La conclusione: “Poche regole, di buon senso oltre che di buona educazione, che se osservate consentiranno ai portavoce del M5S di presenziare a trasmissioni televisive con la giusta considerazione e il dovuto rispetto nei confronti dei telespettatori”.

Beppe Grillo detta le regole della regia nei talk show: “No a interruzioni e inquadrature spezzettate per i nostri portavoce”

Ora decidete voi se questa pretesa di Grillo somiglia più alle regole non scritte del periodo d’oro berlusconiano, quando ogni presenza tv del leader era attentamente studiata da uno staff estraneo al programma che decideva luci, inquadrature e make-up. Oppure se evoca i canoni della tv di Stato bulgara degli anni Settanta. Ma anche qui non crucciatevi troppo: non è detto che i due rimandi storici siano del tutto in contraddizione.

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