‘Il giovane Berlusconi’, su Neflix l’ascesa dell’imprenditore prima del politico: “Comprava le teste davanti alla tv”

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L’inarrestabile ascesa comincia con la costruzione di Milano 2 e finisce l’11 maggio 1994, quando Silvio Berlusconi diventa premier e giura al Quirinale, il presidente è Oscar Luigi Scalfaro.

© Archivio Pino Granata Berlusconi davanti a colonna televisori

In tre episodi, la docuserie Il giovane Berlusconi di Simone Manetti (scritta da Matteo Billi e Piergiorgio Curzi), disponibile su Netflix dall’11 aprile, racconta il signor B., l’imprenditore visionario, il costruttore di sogni televisivi, il politico che crea Forza Italia e convincerà milioni di italiani. Una scritta avvisa che “il montaggio si è concluso poche settimane prima della morte di Berlusconi”.

L’ex premier si è spento a Milano il 12 giugno 2023. Questo Bignamone sulla vita e le opere del Berlusconi rampante (manca la parte giudiziaria, ma sarebbe molti anni arrivata dopo), non vede il coinvolgimento della famiglia: la docuserie è una produzione B&B Film in coproduzione con la società tedesca Gebreuder Beetz Filmproduktion e con l’emittente franco tedesca ZDF Arte, co-finanziata dalla Regione Lazio (Lazio Cinema International), dal programma Media di Europa Creativa, realizzata anche grazie al Tax Credit del MiC.

Tra le testimonianze, quelle di Iva Zanicchi, Marcello Dell’Utri, Fedele Confalonieri, Carlo Freccero, Adriano Galliani, Achille Occhetto, Stefania Craxi, Jack Lang, Gigi Moncalvo, Vittorio Dotti.

Quindi si comincia con Berlusconi in smoking ospite da Mike Bongiorno: “Mi dovete schiacciare i capelli dietro”, chiede mentre si prepara. Mike, che gli dà del tu, gli domanda: “Ti occupi di televisione, cinema, grande distribuzione, costruzioni, editoria, calcio… Non so come fai. Non ti è mai venuto in mente di entrare in politica?”. “Sono un uomo del fare, fammi fare bene il mestiere che so fare, che è quello dell’imprenditore”, risponde l’uomo che, come insegna la storia, cambierà idea. Adriano Galliani, tra i tanti testimoni di questo documentario che serve a rinfrescare la memoria o a far conoscere ai più giovani come è nato l’impero berlusconiano, spiega: “Berlusconi compra le teste che guardano i programmi”, la pubblicità è tutto. Marcello Dell’Utri: “La mamma gli diceva: ‘Tu hai il fuoco nel cervello’, lo invitava a calmarsi, a essere prudente”.

© Umberto Cicconi_Getty Images Silvio Berlusconi al mare a Hammamet 1984

Fedele Confalonieri, amico fraterno e presidente di Mediaset, ammette: “Noi con Berlusconi siamo diventati Tizio, Caio, Sempronio. Il primo appartamento che vendette lo comprò mia mamma”. Milano 2 è il primo sogno che diventa realtà, Dell’Utri ricorda “le ispezioni nei cantieri, controllava dal filo d’erba fino al tetto, ha sradicato un lavandino collocato nella posizione sbagliata”.

© Umberto Cicconi_Getty Images Silvio Berlusconi con Fedele Confalonieri al mare a Hammamet, 1984

Berlusconi confessa che “se fosse nato nell’Arabia Saudita sarebbe stato uno sceicco”, dal mattone alla tv il passo è breve. “È l’unico che capisce le potenzialità delle tv commerciali” spiega Pino Corrias “capisce che bisogna cambiare la televisione, deve renderla un luogo appetibile”. Chiama Mike Bongiorno, lo corteggia e lo convince. Berlusconi parla al consumatore, la Rai al cittadino”.

L’ambizione è grande, non esiste il know how tecnico, convoca Galliani che si presenta ad Arcore col suo socio di elettronica industriale. “Mi chiede: lei è in grado di fare tre reti nazionali? e gli spiega: ‘Noi faremo tante televisioni regionali che trasmettono gli stessi programmi dando la sensazione di essere un’unica televisione nazionale’”. È l’avvocato Vittorio Dotti, ex legale del gruppo, a chiarire come “nell’80 il consorzio Canale 5 era una galassia di tv private locali che lui aveva potuto acquisire, registrava dei lunghi pezzi di programmazione su un supporto magnetico, il cosiddetto pizzone, del quale faceva stampare 20, 30 copie per ognuna delle televisioni locali sparse per il paese con la pubblicità preinserita e arrivava nelle varie sedi regionali. Era registrato quattro giorni prima e all’ora stabilita tutti vedevano lo stesso programma. ‘La televisione è tutto ciò che sta intorno alla pubblicità’ diceva Berlusconi”.

© Archivio Pino Granata Berlusconi davanti a colonna televisori

“La Rai non riusciva a soddisfare le richieste di accesso alla pubblicità televisiva, che era un moltiplicatore spaventoso per le vendite, Dell’Utri e Berlusconi capirono questa domanda e la cavalcarono”. La pubblicità era affidata alla concessionaria di Famiglia cristiana ma dopo un po’ fonda la sua concessionaria pubblicitaria: nasce Publitalia 80. “Fa una pubblicità con una modalità innovativa” spiega Corrias “si fa pagare la percentuale sull’aumento delle vendite”.

Freccero, direttore del palinsesto dal 1980 al 1983 racconta come contassero solo i numeri, Berlusconi gli spiegò che doveva fare un palinsesto “per imprigionare il pubblico che lo inviti all’ascolto obbligato”. Con Dallas crea lo zoccolo duro d’ascolto (“J.R. era la controfigura di Berlusconi”, dice Freccero), contro i tg schiera i Puffi. Intanto Berlusconi compra Italia 1 da Rusconi, si mangia Rete4 di Mondadori.

Racconta Corrias: “Va a Segrate da Formenton per fare un accordo ‘diamo un tetto agli sconti sugli spot televisivi’. Formenton, gran signore che andava in barca, gli dice: da lunedì prossimo finisce la guerra. E va in barca. Berlusconi convoca Publitalia, ordina: ‘Prendete tutti i clienti disponibili con qualsiasi sconto’. Quando Formenton torna troverà che tutto il mercato è stato prosciugato, è così pieno di debiti e povero di prospettive che vende”.Quando, su ordine della magistratura, vengono oscurati i canali Fininvest l’Italia è in rivolta: il 16 ottobre 1984 la Guardia di Finanza sequestra le videocassette con le registrazioni dei programmi.

© Umberto Cicconi_Getty Images Bettino Craxi con Silvio Berlusconi al mare a Hammamet, 1984

Le regioni coinvolte furono il Lazio, Piemonte e Abruzzo. Maurizio Costanzo organizza un evento, Bettino Craxi, all’epoca capo del governo, firma il famoso decreto Berlusconi che liberalizza le trasmissioni. L’amicizia con Craxi è determinante, le reti si riaccendono e Berlusconi prepara lo sbarco in Spagna, in Francia e in Germania. Nasce La Cinq. Il lancio della Cinq è faraonico, con Platini, Aznavour e tante star.

Moncalvo ricorda quando Berlusconi vede aggirarsi Serge Gainsbourg. ‘Chi è questo barbone che mi sta rovinando lo spettacolo?’, gli spiegano che è un grande artista. Lui: ‘Portategli una giacca doppiopetto blu’”. Cade il muro di Berlino, cambia il mondo. Nel 1992 a Milano scoppia Tangentopoli, Berlusconi comincia a pensare di candidarsi nell’estate del 93. Trova anche il nome al nuovo partito, Forza Italia, segue la creazione dell’inno.

“Io ero contrario” dice Confalonieri “Dell’Utri spingeva. Dell’Utri sta a Berlusconi come San Paolo sta a Gesù Cristo, cioè è un meraviglioso esecutore e direi che è anche completamente preso dalla dottrina di Berlusconi”. Concede l’intervista a Minoli “molto tosta e divertente” dice l’inventore di Mixer “lui era molto più simpatico di me francamente”. La campagna elettorale è partita, Mike che dice che Fininvest non ha mai licenziato nessuno.

Zanicchi ribadisce che “era un uomo che parlava col cuore”. “Crede veramente di cambiare la vita degli italiani, questo lo rende pericoloso” osserva Corrias.

Achille Occhetto ammette: “Non eravamo preparati, quelle televisioni cambiavano la percezione della realtà culturale e politica del Paese”. Il 22 marzo 1994 Enrico Mentana modera su Canale 5 Braccio di ferro che vede il duello tra il leader della sinistra con Berlusconi. “Vedevo le debolezze umane”, racconta Occhetto “eravamo vicine in una sala, lui aveva dei foglietti. Tremava. Gli dissi: ‘Dai non fare così che ce la fai benissimo’”. Dell’Utri: “Occhetto era il vecchio, Berlusconi era il nuovo”.

Confalonieri: “Silvio era più bravo, si metteva più sulla lunghezza d’onda della signora Maria”. “Occhetto” osserva Corrias” va con quel terribile vestito color nocciola”. “L’unica cosa che si disse di me, è che avevo il completo marrone”, commenta Occhetto “io misi per puro caso, perché l’altro si era sporcato. Non avevo mica lo staff, era già cominciata la politica della comunicazione”. “Leggendo i giornali” dice Freccero “il commento era sul vestito marrone di Occhetto e capisco che Berlusconi avrebbe vinto”.

La senatrice Stefania Craxi ricorda: “Ero con mio padre ad Hammamet: da quel momento la politica non avrà più che fare con la vita e con la morte, ma con la televisione”.

L’11 maggio 1994 Berlusconi giura al Quirinale. È solo l’inizio, la fine è nota.

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