Il Vaticano dice no alla benedizione delle coppie gay: “Forma illecita”

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Al quesito proposto: “La Chiesa dispone del potere di impartire la benedizione a unioni di persone dello stesso sesso?”, si risponde, “negativamente”.

Torna il responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede ad un dubium. La prassi in uso da anni all’ex Sant’Uffizio riguarda questa volta la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso, una pratica che alcuni sacerdoti in giro per il mondo, in particolar modo nel Nord Europa e in Germania, hanno fatto propria senza tuttavia che la Santa Sede avesse mai detto la sua. Il Vaticano, tramite il dicastero guidato dal cardinale Luis Ladaria e dall’arcivescovo Giacomo Morandi, risponde argomentando il “no” anche con una lunga nota esplicativa che, come tradizione, è firmata con tre asterischi. Il responsum, è spiegato, esce dopo che Francesco è stato informato “e ha dato il suo assenso alla pubblicazione”.

 

“Illecita”

Spiega l’ex Sant’Uffizio che la risposta al dubium “dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni”. Illiceità che la nota esplicativa corredata al responsum riporta a un triplice ordine di motivi, in connessione tra loro.

Verità e valore delle benedizioni

 

Il primo è dato “dalla verità e dal valore delle benedizioni”. Esse appartengono al genere dei sacramentali, i quali sono “azioni liturgiche della Chiesa” che esigono consonanza di vita a ciò che essi significano e generano. “Di conseguenza, una benedizione su una relazione umana richiede che essa sia ordinata a ricevere e ad esprimere il bene che le viene detto e donato”.

 

L’unione tra uomo e donna

Il secondo motivo è inerente al fatto che “l’ordine che rende atti a ricevere il dono è dato dai disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore”. “Disegni, continua ancora la nota, “cui non rispondono relazioni o partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio, vale a dire fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna, aperta di per sé alla trasmissione della vita. È il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso”. Ma, spiega la Congregazione guidata da Ladaria, non è solo il caso delle coppie omosessuali “quasi che il problema siano soltanto tali unioni”. “Bensì qualsiasi unione che comporti un esercizio della sessualità fuori del matrimonio, la qual cosa è illecita dal punto di vista morale, secondo quanto insegna l’ininterrotto magistero ecclesiale”.

 

Induzione in errore

Il terzo motivo è dato “dall’errore, in cui si sarebbe facilmente indotti, di assimilare la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso a quella delle unioni matrimoniali”. Per la relazione che le benedizioni sulle persone intrattengono con i sacramenti, spiega ancora la nota, “la benedizione di tali unioni potrebbe costituire in certo modo una imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale, impartita all’uomo e alla donna che si uniscono nel sacramento del matrimonio. Il che sarebbe erroneo e fuorviante”.

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Per queste ragioni, per il Vaticano “la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita”. Dichiarazione che l’ex Sant’Uffizio specifica “che non pregiudica in alcun modo la considerazione umana e cristiana in cui la Chiesa tiene ogni persona. Tanto che la risposta al dubium non esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così come proposti dall’insegnamento ecclesiale”.

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La Santa Sede non vuole che questa uscita venga letta come “un’ingiusta discriminazione” per le persone omosessuali. Il senso, dicono, è di “richiamare la verità del rito liturgico e di quanto corrisponde profondamente all’essenza dei sacramentali, così come la Chiesa li intende”. L’ex Sant’Uffizio ricorda, infatti, che “la comunità cristiana e i pastori sono chiamati ad accogliere con rispetto e delicatezza le persone con inclinazione omosessuale, e sapranno trovare le modalità più adeguate, coerenti con l’insegnamento ecclesiale, per annunciare il Vangelo nella sua pienezza. Queste, nello stesso tempo, riconoscano la sincera vicinanza della Chiesa – che prega per loro, li accompagna, condivide il loro cammino di fede cristiana – e ne accolgano con sincera disponibilità gli insegnamenti”.

Il finale della nota, nel suo tenore letterale, accenna al fatto che “la Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso nel senso sopra inteso”. Ciò parrebbe lasciare aperta una porta alla benedizione di unioni dello stesso sesso in un altro senso, ad unioni di omosessuali che si impegnano a vivere il loro legame nella verginità? Il documento sembra lasciar aperta una porta in questa direzione, ma occorrerà aspettare eventuali sviluppi del magistero.

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