La casa di cartone: così Tokyo e Berlino diventano Ostuni e Cerignola

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E se Tokyo si chiamasse Ostuni? Se al posto di Berlino e Mosca ci fossero Cerignola e Bitonto, Bari e Lecce, e magari anche Taranto e Poggiofranco? Sono nomi di città, ma non solo: sono anche i nomi dei protagonisti di “La casa di carta”, fortunata serie tv spagnola (“La casa de papel”) che grazie a Netflix è diventato un caso di viralità globale. Tanto che i tentativi di imitazione, come pure le parodie, sono diventate l’inevitabile conseguenza. Adesso c’è anche quella made in Puglia: si chiama “La casa di cartone”, è l’idea di un ragazzo di Capurso – il paese di Luca Medici/Checco Zalone – che ha raccolto attorno a sé un gruppo di giovani amanti del teatro e dell’intrattenimento, ma anche della comicità. Si chiamano I Comisastri, fanno spesso iniziative di beneficienza, ma stavolta con “La casa di cartone” vogliono ampliare i loro orizzonti. Il risultato è una piccola serie web di quattro puntate, ognuna della durata di una decina di minuti, che saranno pubblicate ogni settimana sui social dei Comisastri e di “La casa di cartone” (il mercoledì alle 20). La serie cerca di ricalcare le dinamiche dell’originale, ma declina il tutto in chiave pugliese. E allora la banda di rapinatori non intende più saccheggiare la Zecca di Spagna, ma ciò che davvero unisce la Puglia: “Le feste patronali – dice l’ideatore Piero Bagnardi – la banda vuole fare una rapina a un deposito di luminarie, per rivenderle ai cinesi”

di Anna Puricella

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