La crisi del Napoli, produce soldi e non vittorie: ecco guasti e nomi del flop

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L’esonero di Garcia non è ingiusto né precoce. Solo tardivo. Sorprende che De Laurentiis non abbia ancora licenziato altri, che magari gli sono ancora accanto. Chi non spiegò che far fuggire Spalletti era una colossale ingenuità: lo strappo avrebbe solo amplificato i suoi meriti e i rimpianti.

Il filosofo di Certaldo va ricordato per il suo tempismo, ancora prima che per lo scudetto. Sparito, come chi esce di corsa dai casinò dopo la prima grossa vincita, senza puntare più sulla roulette neanche una fiche. Ma ci voleva Garcia per capire che De Laurentiis dalla notte del trionfo sarebbe andato a sbattere, pur di trasformare le vittorie di tutti in un successo personale?

De Laurentiis incontra Mazzarri: a Napoli è tempo di colpi di scena

Se una società di calcio è davvero una azienda che non perdona emozioni, vanità, sentimenti è stato il più bravo presidente italiano in 19 anni a dimostrarlo. Ma ora rischia di essere uno dei tanti a scottarsi. Come in un black-out ha tradito se stesso violando la sua cultura di impresa.

Napoli, adieu a Garcia: tutto su Tudor

L’uomo d’affari ha travolto l’uomo di calcio. Ha creduto che fosse predestinato al successo economico per il suo talento trascurando la logica di un’azienda sana, corretta, moderna. Si fa grande cassa solo se si produce molto e bene. Il mercato rispetta chi offre prodotto, qualità e prezzo. Premia chi ha anche fortuna, e De Laurentiis ne ha avuta abbastanza. Ma il Napoli ha derogato all’improvviso. Giusto dopo il primo scudetto della sua nuova storia. Si è sdraiato sotto una cascata di soldi. Scendeva copiosa, che inganno.

L’impresa Napoli produceva intanto calcio meno attrattivo. Il fatturato è rimasto a livelli altissimi (oltre 200 milioni) ma cala il fascino e gli stili del club, il valore e il curriculum dei personaggi, la capacità produttiva dell’intera catena di comando. Aurelio è intervenuto. Con durezza. Per correggerne il destino. Ma si è sentito sempre più ciurma che un equipaggio di valore. Lo sconcerto dei giocatori presenti alle ultime sfuriate è spiacevole testimonianza.

Gli incassi sono buoni, la Champions è aperta, ma ci vuol poco a dimostrare come velocemente sia sceso il buio sul Napoli. Garcia non è compatibile in un raffronto con Spalletti che ha incantato l’Italia, in parte l’Europa, costretto la Federcalcio ad affidargli in un lampo la Nazionale. L’amministratore Andrea Chiavelli e gli altri responsabili di mercato Micheli, Mantovani, Meluso, Sinicropi furono promossi dallo stesso presidente (assorbito dal contratto di Osimhen) come i responsabili dell’Ufficio acquisti.

De Laurentiis: “Napoli appannato, gioco improprio e improbabile”

È fondato pensare che tutti insieme abbiano reso meno di Giuntoli e del suo collaboratore, il non meglio identificato Pompilio, costretto a non cambiare club. Giuntoli racconta di aver rinunciato a qualche spicciolo per svincolarsi e correre alla Juventus, oggi seconda in classifica. Qui vince solo chi fugge? Il regresso è da attribuire in larga parte a Garcia. Non è colpa sua se è stato preso, dopo un buon avvio nella Roma, una carriera a mezz’aria nella Ligue francese che non è la Premier, né la Liga spagnola, né la Bundesliga tedesca, infine il flop in Arabia dove è rimasto solo dal 19 giugno 2022 al 13 aprile 2023.

Rottura con Ronaldo, risoluzione anticipata con il club Al Nassr. Era lui l’allenatore per difendere lo scudetto storico del Napoli e vincere la Champions? De Laurentiis ha ceduto forse al gusto della scoperta. Aveva già valorizzato Mazzarri e Sarri all’Inter e al Chelsea, ripagato con ingrate fughe. Era in buona fede Aurelio quando accolse Garcia nel museo di Capodimonte, in prima fila il prefetto Palomba e il rettore Lorito della Federico II, che ha celebrato ieri con Mattarella gli 800 anni della prima università statale. Il mercato, poi.

Colpa di Garcia la mancata valorizzazione degli acquisti, subito emarginati? Si spera che Natan sia presto pari a Kim, che sia un giorno da Napoli anche Lindstrom, erede di Lozano. Non è colpa invece di Garcia che siano solo questi i rinforzi per scudetto e Champions. Nella sua rara ma temeraria generosità De Laurentiis apre le porte a familiari e amici. Nessuno, neanche il primo dei figli sistemato a Bari come presidente, ha saputo consigliare una guida più accorta.

Ancora meno l’indivisibile e invisibile Andrea Chiavelli, amministratore considerato di grande esperienza, inserito nei bilanci tra le quote di famiglia. Non ha saputo o potuto proteggerlo nella concitata gestione del dopo scudetto. Lasciato solo nella più grigia domenica di fischi e pioggia. Ma quelle di oggi sono le sconfitte di tanti. Non solo sue.

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