La risata ha una ricetta, in uno studio gli ingredienti essenziali per divertire

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Il solletico, vedere qualcuno che scivola su una buccia di banana su TikTok, ascoltare un calembour sono stimoli che possono farci ridere o infastidirci. Alla domanda “Cos’è che troviamo divertente?” hanno tentato di rispondere menti eccelse da Platone a Freud e oltre, arrivando a coniare oltre 20 teorie che combinano, in varie gradazioni, i cinque ingredienti principali della “ricetta” dell’umorismo. Ovvero la sorpresa, il senso di superiorità, il riconoscimento di una violazione, la sdrammatizzazione e la simultaneità. Ma quali di queste componenti sono davvero indispensabili perché qualcosa venga interpretato come divertente?

Per rispondere a questa domanda, tre psicologi – Caleb Warren (Università dell’Arizona), Adam Barsky (Università di Melbourne) e Peter McGraw (Università del Colorado – hanno passato in rassegna mezzo secolo di studi ed esperimenti, che spaziano dall’analisi linguistica alle neuroscienze. «Il problema nel confrontare tra loro le teorie sull’umorismo è che sono eterogenee: ogni teoria è composta da diversi ingredienti» spiega a Repubblica Caleb Warren. «Così abbiamo scelto di isolare gli ingredienti di ogni teoria e vedere quali di questi risultavano convalidati dagli esperimenti». E così, dei cinque ingredienti di base, si è visto quali non sono davvero essenziali.

«Un esempio è la sorpresa. Da sola, non basta a divertire: molte cose sorprendenti non sono divertenti, e le persone ridono anche quando non sono sorprese, ad esempio quando un comico televisivo ripete uno dei suoi tormentoni» spiega Warren. Ma se la sorpresa non è un ingrediente necessario allo humour, perché tante cose divertenti sono anche sorprendenti? «Una ragione è che la sorpresa aumenta l’eccitazione, che è una parte significativa della risposta positiva all’umorismo» spiega Warren. «Esperimenti mostrano che se si aumenta l’eccitazione di un soggetto, ad esempio iniettandogli adrenalina, costui riderà di più durante la visione di un film comico rispetto. La sorpresa può avere un effetto simile all’adrenalina».

E checché ne dica il filosofo Thomas Hobbes, secondo cui “L’emozione della risata non è altro che un improvviso senso di gloria che sorge dal trovare una qualche eminenza in noi stessi rispetto all’infermità degli altri, o alla nostra debolezza precedente”, il senso di superiorità, così come la sorpresa, non sarebbe un ingrediente fondamentale dell’umorismo: «Qui l’evidenza arriva dagli studi sul comportamento umano e animale: durante il solletico o le aggressioni giocose e gli inseguimenti tra cuccioli, gli individui che si divertono di più sono quelli in posizione di inferiorità».

Il solletico è interessante in quanto è un esempio di violazione, che in questo caso è una violazione dello spazio personale del soggetto che lo subisce (un semplice abbraccio, invece, non fa ridere come il solletico perché manca il senso di violazione). «I comportamenti che mostrano una violazione, nel senso di strappo alle regole o alla normalità, come un tentativo fallito di salto con l’asta, oppure due persone che si prendono a torte in faccia, sono considerati più divertenti dei comportamenti normali, come un salto con l’asta riuscito o due persone che si spartiscono una torta» spiega Warren. «Ma la violazione, se presa da sola, non è per forza divertente: ad esempio è spiacevole essere insultati quando siamo in coda al semaforo o inciampare per strada».

Per essere divertente, la violazione deve essere benigna. Ciò significa che la “minaccia” deve essere inoffensiva: «Se è un mio parente o amico a farmi il solletico, allora rido. Se invece a provarci è un estraneo alla fermata del bus, mi ritraggo allarmato» spiega Warren. «Un altro caso di “violazione benigna” si ha quando la vittima della violazione è un individuo della cui sorte poco ci interessa: come un personaggio fittizio che, all’interno di un film comico, cade fragorosamente da una scala». Un secondo elemento che appare indispensabile per divertire, oltre alla violazione benigna, è la simultaneità. «Il sovrapporsi di due idee, concetti o interpretazioni in conflitto tra loro, come vediamo nelle battute che ricorrono ai doppi sensi, è associato al ridere» spiega Warren. «Anche il ridere provocato dal solletico rientra in questo effetto di simultaneità, in quanto il solletico è al tempo stesso un gesto aggressivo e affettuoso».

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