M5S, Di Maio: “Conte è una personalità, non può stare nel Comitato a 5. Il Movimento è cambiato”

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Luigi Di Maio parla del momento che sta vivento il M5S, dei cambiamenti che arriveranno. E sul ruolo di Giuseppe Conte, a cui il ministro degli Esteri si sente “molto legato per tutto quello che abbiamo affrontato negli ultimi due anni e mezzo”, dice: “Un fatto è ciò che è scritto nelle carte, un’altra è la volontà di fare delle cose. Se Conte vuole entrare una soluzione si trova. L’organo a 5 è stato progettato nel periodo dopo le mie dimissioni però quando c’è una personalità, questa forgia in qualche modo una forza politica. Non si può immaginare che Conte diventi uno dei cinque lì dentro. Diciamoci cosa vogliamo fare e valorizziamo la decisione. Verranno consultati gli iscritti ma non credo che ci siano problemi per loro – commenta Di Maio, intervistato da Andrea Scanzi – Penso che l’ingresso di Conte sia un fatto importantissimo per la politica. È lui che deve decidere. Certo di lavoro ce ne è da fare ma io dico ‘finalmente’, mettiamo a posto le cose che in questi anni si sono accumulate”. Di Maio guarda al futuro con ottimismo, nonostante il terremoto interno che ha provocato espulsioni e scissione dopo il voto di fiducia al governo Draghi. E ammette: “Il Movimento non è più quello dell’inizio, lo possiamo dire, perché giustamente si evolve, si cambia. Non voglio assolutamente portare il Movimento incastrato nelle categorie di inizio ‘900”.

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Il rapporto con Conte

Parla del suo rapporto con l’ex premier: “Il suo ingresso nel Movimento è un fatto importantissimo anche per la politica italiana, porterebbe un bagaglio di conoscenze, la sua capacità di mediazione e la sua personalità. E una leadership del genere darebbe anche una leadership più caratterizzante al Movimento, è solo una cosa positiva per me”.

La fiducia al governo Draghi

Di Maio affronta subito il voto sulla fiducia al governo Draghi che ha spaccato il Movimento. “Io l’ho saputo un quarto d’ora prima di essere ministro…però una volta che su Rousseau ha vinto il sì tu nel governo ci devi stare. E non è strategico dal punto di vista della trattativa, perché è una decisione pubblica. Poi, per noi tutto questo governo nasce attorno al ministero della Transizione ecologica. Noi ci crediamo in quel ministero. Cingolani per alcuni è renziano se va alla Leopolda e non è casaleggiano quando partecipa alla kermesse di Ivrea… – spiega Di Maio – Grillo è un visionario, e credo che quando Beppe decide di andare in una direzione di lui ci si debba fidare. Nel governo ci si deve stare per difendere i risultati ottenuti e completare il programma con cui ci hanno votato”.

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Gli espulsi dal M5S

Di Maio affronta anche la questione delle espulsioni dal Movimento dei dissidenti che hanno votato contro il governo dell’ex banchiere. “Ad alcune delle persone che sono andate via dal gruppo ho parlato fino all’ultimo. Però ti dico che se avesse vinto il “no” io mi sarei attenuto. Molti di quelli che hanno votato contro la votazione su Rousseau erano quelli che la chiedevano. La decisione di espellere non è semplice. È un dramma ma se non la assumi dai l’impressione che nel M5S puoi fare quello vuoi. Ci sono le regole”, precisa il ministro degli Esteri.

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Di Maio guarda avanti. “Io non sto pensando ad entrare nel comitato direttivo anche perché voglio capire che succede nei prossimi giorni con Conte. Noi dobbiamo vedere la governance del Movimento cosa sarà anche in base a quello che deciderà Giuseppe. E non è che ruota tutto attorno ad una persona, ma a un progetto: noi siamo candidati a diventare la vera forza ecologista del Paese”.

Amministrative e alleanze

Altro tema delicato: le prossime amministrative. “Su Roma la Raggi non è negoziabile. Ma sulle alleanze ho detto ‘facciamo sul serio’. Sono sei mesi che chiedo un tavolo per decidere i candidati sindaco o della Regione con Pd e Leu – dice il ministro degli Esteri – Il patrimonio costruito nel Conte 2 lo disperdiamo se non ci mettiamo attorno al tavolo”, sottolinea. E sulla volontà dei dem di voler fare un’alleanza con il Movimento, aggiunge: “Il tema di un’alleanza con il Pd è il progetto comune. È arrivato il momento di fare sul serio e credo che Conte in questo abbia un ruolo importante. Significa mettere al centro un paese che diventa più green che è più attento alla giustizia sociale”.

Per concludere ammette cosa non rifarebbe e cosa sì. “Di caz..te ne ho fatte tante…sicuramente di quella cosa di stare sul balcone (dopo l’ok al reddito di cittadinanza, a Palazzo Chigi) non ne vado fiero. Un uomo delle istituzioni non lo fa. Mentre io sono orgoglioso delle leggi fatte, come il reddito di cittadinanza. Ti fa andare a dormire la sera sapere che hai fatto delle cose per tante persone”, osserva.

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