Meloni alla Camera: “Sui migranti per fini politici l’opposizione calunnia l’Italia”. E sul Mes frena ancora: “Serve un approfondimento”

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La controffensiva alle polemiche è l’attacco, attraverso l’accusa alle opposizioni di “calunniare l’Italia” sul tema immigrazione. Questa la strategia adottata dalla premier Giorgia Meloni durante il question time alla Camera, a cui sono presenti anche il leader del M5S Giuseppe Conte e la segretaria del Pd Elly Schlein.

I migranti

Rispondendo a un’interrogazione del segretario di +Europa Riccardo Magi, la premier accusa: “Per fini politici si finisce per mettere in discussione l’onore e l’operato di chi ogni giorno rischia la propria vita per salvarne altre e si finisce per calunniare l’Italia intera, offrendo strumenti a chi vuole caricare tutto il peso su di noi invece che assumersi le proprie responsabilità”. Un attacco duro quella della presidente del Consiglio che poi, come più volte fatto in questi giorni, ripete: “La nostra coscienza è a posto, spero che chi attacca il governo ma non dice una parola sulle responsabilità degli scafisti possa dire lo stesso”. Parole accolte dagli applausi della maggioranza.

Ma alla premier Magi replica: “L’impostazione giusta non è quella che lei, in un assurda inversione di ruoli, ha detto quando ha chiesto ‘credete davvero che il governo abbia voluto fare annegare i naufraghi di Cutro?’; dobbiamo semmai chiederci ‘Abbiamo fatto tutto per salvare vite umane?’ rispettando la nostra Costituzione. Lei dovrebbe chiedere ai partner europei una operazione congiunta e lei avrebbe più credibilità per chiederlo se il governo operasse così’. Dunque – ha concluso – il governo dovrebbe chiedere ai parner europei una operazione europea di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, perché “è ora di finirla con la farsa della Sar libica”.

Il Mes

“Finché ci sarà un governo guidato da me l’Italia non potrà mai accedere al Mes. E temo che non potranno accedere neanche gli altri”. Nessuna apertura, quindi, da parte della  premier a Meccanismo europeo di stabilità. A chiederle quali fossero le intenzioni del governo in questo senso è stato il deputato del Terzo polo Luigi Marattin. Dopo le parole della premier, diversi deputati di centrosinistra nell’Aula della Camera hanno rumoreggiato. E mentre il centrosinistra mormorava, Meloni li ha interrotto il suo discorso e, allargando le braccia, ha cercato di zittirli: “Signori…”

“Nonostante l’accordo modificativo” del Mes – ha proseguito – “sottoscritto dall’Italia risalga a gennaio 2021, la riforma del trattato non è stata mai portata a ratifica. Questo offre una diapositiva su quanto questa materia necessiti di approfondimento”. Poi, citando il presidente della Confindustria, Meloni ha ricordato: “Bonomi, storicamente sostenitore del Mes, dice che se noi riteniamo che il nuovo regolamento del Mes non sia nell’interesse del Paese e non sia adeguato alle sfide, dovrebbe essere il momento di discutere come usarlo come uno strumento di politica industriale europea. Il tema è che l’Europa potrà affrontare le sue sfide se riesce a fare sistema e proiettarsi verso una politica di sviluppo comune, e la proposta di Confindustria viene presa seriamente in considerazione dal governo”.

Nucleare, clima e case green

Alla domanda del deputato di Avs Angelo Bonelli sulle fonti di energia e sull’uso del nucleare, Meloni ha precisato: “Non intendiamo muoverci senza passare dal Parlamento”. Poi ha aggiunto: “Non siamo pericolosi negazionisti climatici. Riteniamo che nel rispetto degli impegni” presi sul clima “bisogna mantenere un approccio pragmatico e non ideologico”. Insomma, ha spiegato, “stiamo attivando una cabina di regia, il governo considera il gas naturale come vettore necessario a mantenere l’autonomia del nostro Paese e come perno del progetto strategico di diventare l’hub enertegico sul Mediterraneo”. Poi ha osservato: “Dobbiamo essere pionieri sulle tecnologie innovative”.

Rispetto poi alla direttiva Ue sulle case green, la presidente del Consiglio ha sottolineato: “Con il voto di ieri il Parlamento europeo ha ritenuto di inasprire ulteriormente il testo iniziale e questa scelta, che noi consideriamo irragionevole, che consideriamo mossa da un approccio ideologico, impone al governo di continuare a battersi per difendere gli interessi dei cittadini e della Nazione”.

Lo stop a diesel e benzina

“L’Italia condivide gli obiettivi della transizione verde e quella digitale ma la stessa parola transizione presuppone un percorso graduale, non si puo’ assecondare un processo che sull’altare della decarbonizzazione ci conduce dritti alla deindustrializzazione”. Tornando  sul tema dello stop ai motori diesel e benzina dal 2035, la presidente del Consiglio ha osservato: “Abbiamo intrapreso il percorso della neutralità tecnologica”. Perciò la politica Ue “rischia di delocalizzare la produzione automobilistica in Paesi extra Ue. Ci sono alternative per coniugare sviluppo e sostenibilità. Occorre l’uscita dai carburanti inquinanti” senza punire “gli interessi dell’Italia dei lavoratori”. E ha chiosato: “Si è aperto in Europa un dibattito grazie all’Italia, la presidenza svedese ha rinviato il dibattito sull’automotive. Noi siamo soddisfatti. Non si può devastare il nostro sistema produttivo e creare altri disoccupati”.

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