Morto Otar Iosseliani, il regista osteggiato dalla censura sovietica

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È morto a 89 anni il regista e sceneggiatore georgiano, naturalizzato francese, Otar Iosseliani, a lungo sottoposto a censura nell’Unione sovietica. Il suo primo lungometraggio, La caduta delle foglie del 1966, venne premiato al festival di Cannes, successivamente diresse il film Pastorale, che però non fu proiettato e sparì per diversi anni negli archivi sovietici. Alla fine ne fu permessa solo una distribuzione limitata. Dopo il successo di Pastorale al Festival internazionale del Cinema di Berlino nel 1982, Ioseliani lasciò l’Unione Sovietica e si rifugiò in Francia.

Laureatosi nel 1954 a Mosca, sette anni dopo diresse il suo primo film, April (1961), una pièce surreale: due amanti sono felici in una stanza vuota finché non irrompono gli oggetti a guastare la loro felicità. Il film fu censurato e il regista fece per un po’ di anni l’operaio metalmeccanico.

Nel 1984 girò in Francia I favoriti della luna (Les favoris de la lune); il film fu premiato nello stesso anno al Festival di Venezia e divenne un successo internazionale. A Venezia si aggiudicò in seguito altri due premi: nel 1989 per Un incendio visto da lontano (Et la lumière fut) e nel 1996 per Briganti (Brigands, chapitre VII). Lunedì mattina (Lundi matin) vinse invece un Orso d’argento al Festival di Berlino del 2002. Ioseliani realizzò anche alcuni documentari, tra cui Un piccolo monastero in Toscana. Nella sua carriera ha diretto oltre venti tra cortometraggi, documentari e film. Gli ultimi suoi due film sono Chantrapas del 2010 e Chant d’hiver del 2015.

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