Pagato per 3 ore di lavoro al giorno ma ne fa 11: sushiman picchiato perché denuncia i ristoratori

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Sfruttato lavorando 11 ore al giorno e pagato per 3, un ‘sushiman’ si rivolge alla Cgil per vedere riconosciuti i propri diritti, ma il datore di lavoro prima prova a fargli firmare il licenziamento e poi, di fronte al suo rifiuto, inizia a maltrattarlo arrivando anche alle mani. Succede in un ristorante sushi dell’Alto Lodigiano, dove il 30enne originario del Pakistan e da un paio d’anni in Italia, ha iniziato a lavorare in cucina dallo scorso agosto.

Ufficialmente, ovvero da contratto, con un part-time di 3 ore al giorno. Ma di fatto mattina e sera, su due turni da 5 ore e mezzo l’uno. In cambio i titolari, marito e moglie cinesi, gli davano un pasto al dì e un materasso su cui dormire nello stanzone-deposito sopra il locale, insieme ad altri connazionali sfruttati come lui. Senonché il 30enne ha deciso di non abbassare la testa.

A non quadrare infatti non c’erano solo gli orari. Dopo il primo mese di busta paga, 650 euro per 66 ore la settimana per 4 settimane, i ristoratori hanno iniziato a ritardare anche quel poco stipendio di settembre, per poi “dimenticarsi” completamente di quello di ottobre. E’ stato così che il lavoratore a novembre si è rivolto alla Filcams Cgil di Lodi, che ha subito sollecitato il datore a saldare gli arretrati, come spiega Daniele Gariboldi: «Ho inviato una lettera ai ristoratori chiedendo la puntualità nei pagamenti, lo stipendio arretrato di ottobre e il conteggio delle ore di straordinario con le maggiorazioni del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e lì per lì si sono messi in regola con il mese di ottobre, esclusi sempre gli straordinari, ma poi hanno iniziato a esercitare una serie di angherie sul lavoratore, a partire dal tentativo di fargli firmare il licenziamento con la forza».

Il sindacalista descrive la “scena” così come riferitagli dal 30enne: «E’ stato fatto sedere, gli hanno messo davanti il licenziamento già compilato e hanno cercato di fargli mettere la firma. Lui però si è opposto, così non gli hanno più dato da mangiare e hanno preso tutta la sua roba, indumenti ed effetti personali, e l’hanno buttata in strada. Poi hanno iniziato a prenderlo a sberle per qualunque minima cosa, al punto che per due volte ha chiamato i carabinieri». Nemmeno allora il lavoratore ha però deciso di mollare. Su suggerimento del sindacalista ha presentato formale denuncia, ha trovato un tetto dove stare presso connazionali a Milano e l’indomani era di nuovo lì al suo posto.

«Come Filcams abbiamo fatto la segnalazione all’Ispettorato del lavoro sia per le anomalie contrattuali che della denuncia per percosse e minacce – conclude Gariboldi -. L’Ispettorato si sta muovendo, intanto però non è arrivato nemmeno lo stipendio di novembre, per cui ieri ho inviato ai datori un sollecito di pagamento». Quanto è la busta paga? «645 euro» risponde il sindacalista.

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