Riforme, Meloni apre all’elezione diretta del presidente della Repubblica: “Non sono contraria”

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ROMA — Difende la riforma del premierato da «una sinistra che vuole governare anche se perde le elezioni», e rilancia anzi sul tema del coinvolgimento dei cittadini nella scelta dei rappresentanti delle istituzioni. Aprendo perfino a una elezione diretta del Capo dello Stato. Un siluro lanciato da Giorgia Meloni nel bel mezzo della doppia intervista allo stesso giornalista, Bruno Vespa, prima nel programma Cinque minuti e poi a Porta a porta su Rai 1. «Quello che volevo è una riforma che non mettesse in discussione l’autorevolezza e l’unità che il capo dello Stato garantisce — dice la premier — ma quando hai un mandato diretto dei cittadini, ai cittadini rispondi. Quando hai un mandato che viene dai partiti rispondi a loro. Il presidente della Repubblica è il garante della Costituzione, questa disparità non la vedo. Dopodiché, vogliamo introdurre anche l’elezione diretta del presidente della Repubblica? Io non sono contraria».

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Meloni insomma alza il tiro io tema di riforme costituzionali, puntando comunque a difendere il testo presentato in Parlamento, anche se più volte rimaneggiato dalla stessa maggioranza: un testo che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio e minori poteri del presidente della Repubblica in tema di scelta di governi alternativi in caso di dimissioni del premier eletto.

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Per la leader di Fratelli d’Italia questa è una riforma chiave del programma e boccia la controproposta dei dem sul cancellierato: «La sinistra con la proposta del cancellierato tradisce le sue reali intenzioni — dice — il cancellierato di fatto istituzionalizza i governi di larghe intese, come accade in Germania da tantissimi anni: voti un partito ma non sai i governi che ti ritrovi. Il mio modello di democrazia, invece, sta in mano ai cittadini». Restando sul fronte riforme, Meloni si dice favorevole ai test attitudinali per i magistrati proposti dal ddl Nordio: «Il test psicoattitudinale c’è già per le forze ordine, le forze armate ed esiste in diversi Paesi europei, non capisco lo scandalo».

Meloni assicura quindi sulla tenuta della maggioranza e minimizza le tensioni con il vicepremier Matteo Salvini, leader della Lega: «I rapporti con Salvini non sono affatto pessimi come leggiamo e spesso ci scherziamo su. È vero, come raccontato da Matteo, che all’inizio dell’esperienza di governo ci siamo frequentati anche fuori dal lavoro ed è nata un’amicizia che va anche oltre la politica».

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In tema di politica estera Meloni frena su un sostegno a un bis della presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen: «Quando ho dovuto criticare la commissione non mi sono fatta problemi, poi sono diventata presidente del Consiglio e ho costruito una doverosa collaborazione con von der Leyen. Dopodiché le elezioni sono un’altra cosa. Lei è la candidata del Ppe, io sono presidente dei Conservatori europei, che potrebbero anche avere un loro candidato. Dico no ad accordi con la sinistra e spero in modello italiano in Ue con unità centrodestra». Parlando invece della guerra tra Israele e Hamas, auspica «un rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco immediato»: «Su questo fronte occorre continuare a lavorare nonostante il dialogo difficile tra Biden e Netanyahu e questo sta facendo anche il governo italiano aiutando nel frattempo le popolazioni civili».

Infine sulla vicenda di Ilaria Salis Meloni per le manette ai polsi della ragazza bacchetta l’Ungheria del suo amico Viktor Orban, che vorrebbe comunque nel partito dei Conservatori europei («è un’ipotesi che va considerata»). Ma poi invita la sinistra a non politicizzare la vicenda: «Do you know Stato di diritto? Do you know autonomia magistratura? La campagna che la sinistra sta mettendo in piedi su Ilaria Salis con i parlamentari che arrivano e insultano il governo ungherese rischia di non aiutarla».

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