Silenzio di Meloni nei giorni della bufera. E Schlein attacca: “È ostaggio di inchieste e scandali”

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Tace Giorgia Meloni. Mentre si consuma lo scontro tra il centrodestra e la magistratura sulla riforma Nordio e sulle inchieste che riguardano esponenti di governo, mentre due figure dello stato maggiore FdI come Santanchè e La Russa vengono travolte dagli scandali, mentre la Rai sovranista finisce sotto accusa, la premier sceglie di evitare commenti e di sottoporsi a confronti pubblici.

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L’ultimo intervento della presidente del Consiglio risale a una settimana fa, ospite dell’assemblea di Assolombarda, quando aveva escluso che “per avviare la transizione ecologica possiamo smantellare la nostra economia e le nostre imprese” ma aveva ignorato i temi dell’attualità politica. Ed Elly Schlein ora la incalza: “Quanto durerà ancora il silenzio di Meloni?”, si chiede la segretaria dem, affermando che “da settimane è in ostaggio delle inchieste, degli scandali e dei vergognosi sproloqui della sua stessa maggioranza e non abbiamo sentito da lei una sola parola sulle emergenze economiche e sociali del Paese”.

Oggi la premier, in viaggio verso Vilnius per il vertice Nato, fa tappa a Riga per un incontro con il premier lettone Krisjanis Karins. Nel pomeriggio sono previste dichiarazioni di rito ma senza domande. E quindi – è facile immaginare – senza riferimenti alla bufera in corso sul governo né ai quesiti politici posti dalle opposizioni. Attacca Schlein: “Non una parola è arrivata sulla proposta unitaria delle opposizioni sul salario minimo e questo silenzio non punisce l’opposizione ma mortifica tre milioni di lavoratrici e lavoratori poveri. Non una parola e non un fatto sono arrivati sul caro mutui che merita risposte, sull’emergenza abitativa che il governo ha inasprito tagliando il fondo affitto. Non una parola é arrivata sulla sicurezza sul lavoro, nonostante il tragico stillicidio di vittime. Non una sola proposta su come contrastare l’inflazione galoppante che sta impoverendo il Paese. Cos’altro deve accadere perché, infine, batta un colpo?”.

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