Simone Mattarelli, il giovane trovato impiccato dopo l’inseguimento dei carabinieri. La famiglia: “Riaprite le indagini”

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di Andrea Lattanzi

“Secondo me è stato ucciso, secondo me le cose sono andate così”. Luca Mattarelli è il padre di Simone Mattarelli, il giovane trovato impiccato all’interno di un’azienda di Origgio (VA) il 3 gennaio 2021. L’uomo, apprezzato artigiano edile della zona, non si rassegna all’idea che il figlio si sia suicidato. Oggi chiede, assieme alla moglie Maria Formisano e all’altro figlio Matteo, che le indagini vengano riaperte dopo l’archiviazione disposta dal Gip su richiesta della procura di Busto Arsizio.

La ricostruzione della notte fra il 2 e il 3 gennaio racconta una storia che ha ancora tanti dubbi da chiarire. Quella notte Simone, che ha assunto cocaina, non accosta la sua auto quando una pattuglia dei carabinieri lo ferma. Sono circa le 23.05, un’ora oltre il limite orario imposto dal coprifuoco per le norme anticontagio. Comincia l’inseguimento tra le province di Como, Varese, Monza e Brianza, in cui vengono coinvolte 6 pattuglie dei carabinieri. Il giovane tiene in scacco le auto dell’Arma per oltre tre ore, ma finisce per impantanarsi in una strada di campagna vicino all’azienda Eurovetro. Da qui inizia la corsa a piedi far gli alberi del parco del Mughetto, nonostante gli otto colpi di avvertimento sparati dai militari. Il giorno seguente Simone viene ritrovato all’interno dell’azienda impiccato a un macchinario di lavorazione con la sua stessa cintura.

“Gesto anticonservativo”, la tesi dell’autopsia condotta dal medico legale. Ma sul caso si addensano diverse ombre a cominciare, secondo la ricostruzione dell’avvocata della famiglia Roberta Minotti, dall’assenza di tracce ematiche di Simone su quella cintura. “Com’è possibile che lì non vi sia il suo sangue – chiede la legale coadiuvata dalla consulenza della criminologa Roberta Bruzzone – se Simone aveva ferite sulle mani e si era sfregato addirittura il volto? Chi ha preso in mano la sua cintura se il suo sangue lì non c’è?”. A motivare le richieste di riapertura delle indagini, sempre secondo la legale, vi sono altre circostanze, come ad esempio la mancata acquisizione di alcune telecamere di sicurezza all’interno dell’azienda e la sparizione del cappotto e del cellulare di Simone, con il quale il ragazzo aveva tenuto aggiornato il padre durante l’inseguimento. “Devo sapere la verità – dice la madre, Maria, riguardando le foto di Simone -, non deve più succedere che una mamma perda un figlio in questo modo”.

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