Attenzione! Il grande filtro: cos’hanno in comune Trump e GameStop

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Se usciamo dal presente per cinque minuti e guardiamo in prospettiva ciò che è successo nel limitato luogo-internet dopo il 6 gennaio e negli scorsi giorni, attorno a due simboli della democrazia e del mercato, potremmo concludere che il 2021 vuole essere l’anno in cui internet si “mangia” definitivamente la società.

“Il software sta mangiando il mondo”, scrisse dieci anni fa Marc Andreessen. L’attacco violento a Capitol Hill degli estremisti pro-Trump del 6 gennaio e l’attacco sostanziale ai grandi fondi di Wall Street colpiti attraverso la speculazione sul titolo di una società decotta sono due pezzi della stessa storia, per quanto siano per forza molto diversi.

La libera trasmissione di informazione sulle piattaforme disegna il comportamento dei singoli, facinorosi con le corna da vichingo o piccoli investitori. Informazioni vere o false. Rispondere a questi attacchi è complicato, e ogni piattaforma decide come reagire per limitare i danni.

La conseguenza è un grande filtro:

  • Facebook e Twitter sospendono gli account di un politico;
  • L’app di trading Robinhood sospende la possibilità di comprare il titolo di GameStop (i più esperti avranno notato: è stato sospeso l’acquisto, ma non la vendita, per evitare un crollo)

Nel primo numero di questa newsletter mi ero occupato della net neutrality:

Il termine neutrale richiama più i tempi delle guerre mondiali che il mondo connesso dei nostri giorni. Avere e mantenere una rete neutrale non equivale a essere la Svizzera, dunque, bensì è l’idea che gli internet service provider dovrebbero trattare tutti i contenuti che passano attraverso i loro cavi e celle telefoniche in modo uguale.

Ovviamente la decisione di gran parte dei social media di bloccare i profili di Donald Trump e di molti servizi digitali di rimuovere le applicazioni di social media alternativi come Parler è molto di più di un filtro. Come la decisione di Robinhood, di limitare la libertà di comprare un titolo, anche quando l’autorità che osserva l’andamento del mercato non ha nulla da eccepire. Sicuramente non sono decisioni neutrali. E hanno delle conseguenze.

Tra le conseguenze positive, sicuramente, c’è la diminuzione della diffusione di disinformazione in rete. Spento Trump, la disinformazione sulle presunte (e smentite) frodi elettorali è scesa del 73%. Il titolo di GameStop ha interrotto la crescita, anche se prima o poi la bolla dovrà scoppiare, perché la scommessa dei piccoli investitori contro i grandi fondi non si basa su fondamentali economici. Tradotto: nella realtà la società GameStop non potrà rispondere alle scommesse del mercato.

Il gioco è finito Un negozio di GameStop, catena di videogiochi protagonista a sua insaputa della speculazioni dei piccoli investitori su Robinhood (Reuters)
  (ansa)

Robinhood, che nasceva per “democratizzare la finanza”, si è trovata dunque a limitare i propri utenti. La startup è stata costretta a diventare adulta, ne ha beneficiato in notorietà anche se ha dovuto cercare denaro fresco dai suoi azionisti per affrontare la crisi. Non è probabilmente una soluzione, e infatti i gruppi di investitori che comunicano via Reddit hanno messo nel mirino l’argento. Non è facile, ma le piattaforme di trading studieranno dei metodi per disincentivare i fenomeni speculativi e conservare Wall Street.

Il nodo è ben più complicato quando parliamo del blocco della parola. Molte voci si sono sollevate invece a esultare per la cacciata di Trump, con sollievo. Peccato che togliere la voce nella sfera pubblica a un presidente, per quanto bugiardo, non sia una soluzione. Oggi è stato comodo mettere a tacere un presidente uscente nei dodici giorni finali del suo mandato. Ma non c’è metodo, non c’è trasparenza, dunque non è una soluzione che potremo replicare.

Questi giorni confusi hanno però ricordato che se internet esiste, e funziona, è perché molte cose accadono, senza che ce ne accorgiamo. Non ci sorprendiamo che dal rubinetto esca l’acqua potabile, e non ci sorprendiamo che aprendo il browser funzioni un motore di ricerca. Tutta questa armoniosa operazione accade però, in sintesi, perché alcune libere imprese si muovono e perché alcune leggi vengono fatte rispettare.

Senza fili, quasi 1956: a Oban, sulla costa della Scozia, si lavora per portare nell’oceano il cavo telefonico che attraverserà l’Atlantico
  

Nella decisione dei social media di mettere a tacere Trump ci sono molti elementi della fine di questo equilibrio e dunque volendo anche della fine di internet: la piattaforma non è più neutrale, ma è un filtro. Come una valanga, la conseguenza non voluta di questa tensione è che alcuni paesi limiteranno l’accesso ad alcuni social media (la pratica è già in atto in regimi non democratici, ma potrebbe essere estesa: ieri Twitter ha sospeso degli account di attivisti in India dopo forti pressioni del governo). Internet avrà dei confini nazionali, o meglio i servizi e i contenuti dipenderanno dalla geografia dell’utente.

Questo è un problema democratico, perché non tutte le nazioni sono uguali, ed economico, perché anche le opportunità di internet potrebbero dipendere più dalla geografia che dalla domanda di mercato.

È complicato, ma siamo ancora in tempo per salvare una internet aperta (i puristi potrebbero obiettare che internet era già finita quando gran parte del discorso pubblico avviene su piattaforme private e non su domini liberamente accessibili. Un altro modo di dirla: sarebbe stato più difficile spegnere il blog di Trump rispetto al suo profilo Twitter).

Le grandi piattaforme vanno incontro a indagini antitrust per il loro ruolo crescente in molti mercati. Non basta. Per garantire che internet sia neutrale, dunque sovranazionale e non filtrata, in sostanza libera, tutti i player che hanno grande potere dovrebbero assumersi anche grandi responsabilità sul rispetto del discorso pubblico, per decidere con metodo e non trovarsi di nuovo di fronte a un caso Trump.

Di fronte a molti casi le limitazioni della libertà di espressione sono già previste dalla legge, ma gli interventi sono spesso intempestivi. Del resto, non è nemmeno auspicabile che ogni post di un cittadino o esponente politico debba passare da una censura preventiva delegata a un giudice.

Twitter e Facebook hanno bloccato Trump perché potevano, era previsto dai termini del servizio. Si può migliorare:

  • Si parte dalla legge, che sempre più diventa un testo che deve enunciare principi e determinare nuovi standard. Nel Digital Services Act presentato dalla Commissione europea a dicembre, c’è la previsione che le piattaforme debbano pubblicare un codice di condotta sul trattamento di contenuti che non sono illegali ma comunque dannosi, come i bot che aiutano a diffondere la disinformazione. Se le grandi piattaforme si adegueranno a queste richieste in Europa, questi potranno diventare nuovi standard che poi, anche per comodità, le aziende faranno rispettare ovunque;
  • La legge va fatta rispettare, e prima di arrivare alla legge vanno fatti rispettare i codici di condotta interni, educando gli utenti e pretendendo dagli utenti-candidati politici il rispetto di alcune regole specifiche. Se non ci stai, ti squalifichi da solo. Questo è quello che è stato fatto finora, in parte;
  • Se gli utenti non rispettano le regole, la gestione del caso deve essere trasparente, specialmente se il soggetto coinvolto è un personaggio politico;
  • Il filtro non dovrà dunque essere delegato a un giudice, a meno che la piattaforma non riscontri casi di reati che devono essere già segnalati per legge;
  • Un comitato di garanzia indipendente, come un audit, sorveglia il rispetto delle regole e dei casi, e rende pubblici i dati di interesse, svolgendo una funzione di rendicontazione verso il resto della società, a garanzia del discorso pubblico. Questa funzione serve a evitare che a decidere sia una singola persona, l’amministratore delegato, che è delegato (dagli azionisti) a garantire i loro interessi. Facebook ha già un Oversight Board che però, a quasi un mese dal blocco, non si è ancora espresso sul caso Trump;
  • L’obiettivo è far sì che il discorso pubblico sia salvato, e che questo modello funzioni, più disincentivando le pratiche anomale che intervenendo su ogni diatriba.

Il percorso può essere migliorato. Non ridurrà del tutto il fenomeno ma lo conterrà, e dovrebbe permettere alle persone libere di farsi un’idea, che poi sarebbe l’obiettivo di tutta questa nostra, rivendicata, tormentata, libertà.


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