Conte non sceglie tra il populista Trump e il democrat Biden: “Joe più progressista, ma meglio Donald sulla guerra”

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Tra Donald Trump e Joe Biden chi preferisce Giuseppe Conte alla guida degli Stati Uniti? La domanda di Fabio Fazio, domenica sera durante la trasmissione Che tempo che fa, tocca a tornare un nervo scoperto per il Movimento 5 stelle. Il leader populista, che fu amico di Conte e del suo primo governo con la Lega, o il leader democratico, riferimento dell’area progressista in cui si è collocato Conte col suo secondo governo? Il presidente dei cinquestelle non risponde.

“Io faccio l’interesse dell’Italia”, è la risposta diplomatica. “I due approcci ideologici sono completamente diversi, uno ovviamente potrebbe essere più vicino alla sfera progressista e l’altro no. Però per esempio sulla guerra potrebbero invertirsi le cose, quindi non ha senso che mi metta a fare il tifo per l’uno o per l’altro”. Conte non sceglie.

E la risposta riporta alla mente quella data dallo stesso leader M5S nell’aprile 2022, durante le elezioni in Francia, quando incalzato da Lilli Gruber, sollecitato a scegliere tra Marine Le Pen ed Emmanuel Macron, Giuseppe Conte aveva prima provato a eludere la domanda poi – messo alle strette – aveva preferito non schierarsi, rivendicando la bontà di alcune questioni poste dalla pasionaria dell’estrema destra francese, che siede al Parlamento europeo nel gruppo di Matteo Salvini.

L’unica cosa invece che si limita ora a dire a Fazio – che confessa di “preferire Biden” – è che lui “dall’assalto a Capital Hill” ha “preso le distanze” perché la considera “una pagina nera per la storia americana” per la democrazia americana. Lasciamo che i giudici facciano i loro accertamenti”, dice Conte.

E subito attacca Carlo Calenda: “Conte non vuole esprimersi sulla vicinanza a Trump o a Biden. Questo signore è stato il presidente del Consiglio di un governo sostenuto da Pd, 5S e Iv e definito grande punto di riferimento dei progressisti. Poi uno si chiede perché i progressisti sono in crisi”, scrive su X il leader di Azione.

Ma la politica Usa non è l’unico tema trattato domenica sera. Altra domanda di Fazio: cosa unisce il suo partito al Pd di Elly Schlein? “Ci sono alcune battaglie che abbiamo condiviso. I dem, ad esempio si sono convinti del salario minimo a 9 euro” e “cominciano a convergere su alcune nostre traiettorie” come quelle sul lavoro perché “dobbiamo creare più stabilità al lavoro di qualità” altrimenti “i ragazzi non riusciranno a crearsi un futuro stabile”, osserva Conte. Però, su molti altri temi restano le differenze, come dimostra il fatto che “il sindaco Gualtieri a Roma sta realizzando un mega inceneritore che per noi è una pazzia”. Oppure quando con Letta il Pd indossò “il caschetto di un bellicismo per noi inaccettabile”.

Tra le battaglie che non intende portare avanti con il Pd c’è quello sullo ius soli a cui Conte dice “no” e “sì invece allo ius scholae, magari dopo un ciclo scolastico di 5 anni o allo ius culturae. Abbiamo già lo ius sanguinis e se aggiungessero anche lo ius soli si distorcerebbe il sistema”.

In Parlamento “non c’è un’opposizione unica, non c’è un’alleanza o una federazione fra M5S e Pd: siamo le forze più consistenti, che iniziano a ritrovarsi su alcune battaglie importanti. C’è un percorso, una traiettoria, ma non c’è domani mattina da offrire un’alternativa di governo”, ci tiene a precisare ancora il leader del M5S. “Per offrire un’alternativa di governo credibile, se dovessimo avere l’investitura da parte dei cittadini, il giorno dopo dovremmo sapere cosa fare, non litigare come stanno facendo loro sfasciando l’Italia”, dice riferendosi alla maggioranza di centrodestra.

Critiche poi al governo Meloni. “Lei è riuscita a costruire una narrazione politica molto persuasiva e convincente, durante la campagna elettorale, avvantaggiata dal fatto che sia rimasta fuori dal governo Draghi. Da lì ha costruito una posizione in cui ovviamente avrebbe risolto tanti problemi, sarebbe andata in Europa accrescendo la credibilità dell’Italia a livello internazionale. Tutto ciò non è avvenuto – spiega Conte – Però questo rapporto che ha creato con i cittadini non è facile che si rompa presto. Anche chi l’ha votata in questo momento non vuole ammettere a sé stesso di aver puntato in modo sbagliato. È tornata dall’Europa con un Patto di stabilità che soffocherà la crescita italiana”, aggiunge affermando che “è una bugia” sostenere che porti “35 miliardi di soldi freschi all’Italia”.

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