F-16 Nato all’Ucraina. Ecco perché aumentano il rischio di un’escalation

Pubblicità
Pubblicità

Su una cosa Putin e i vertici della Nato sono d’accordo: l’ingresso in campo degli F-16 ucraini non rivoluzionerà le sorti del conflitto. All’inizio infatti saranno pochissimi: è previsto che a giugno ne entrino in servizio soltanto sei. Il resto – sono ipotizzati in tutto 45 velivoli – potrebbe venire schierato dall’autunno in poi. Di sicuro, la comparsa dei caccia – ufficialmente chiamati “Fighting Falcon” ma più spesso soprannominati “Viper” – con le insegne di Kiev aumenterà il rischio di incidenti tra squadriglie occidentali e russe. Per la prima volta, gli ucraini andranno in volo con lo stesso modello di aereo utilizzato dai Paesi confinanti – Polonia, Romania, Norvegia, Danimarca – o dalle missioni di protezione Nato nel Baltico e nei Balcani, a cui partecipano F16 statunitensi, olandesi, belgi, portoghesi.

Una bella confusione. Come si potrà distinguere un “Viper” atlantico e uno ucraino che decollano dalla stessa base romena per addestrarsi sul Mar Nero o sul confine danubiano? O quelli che da giugno partiranno per le missioni contro i russi da aeroporti a pochi chilometri dalla frontiera romena o polacca, presidiata da “combat patrol” di F-16 dell’Alleanza? A rendere ancora più inquietante il pericolo di confusione, c’è un elemento tecnico sottolineato proprio da Vladimir Putin: gli F-16 della Nato sono destinati a trasportare le bombe nucleari tattiche americane depositate in Europa, che in caso di scontro atomico verrebbero caricate sui velivoli Usa di questo tipo presenti ad Aviano oltre che su quelli olandesi e belgi.

“Gli F-16 possono usare armi nucleari e dobbiamo tenerne conto nella nostra pianificazione”, ha detto il presidente russo, con un accenno minaccioso a una trasformazione nel modo di gestire le testate tattiche di Mosca.Washington non ignora questi problemi. Per oltre un anno ha opposto un muro alla cessione dei caccia, proposta da Varsavia nelle prime ore dell’invasione, accettando poi un compromesso all’inizio della scorsa estate: gli F-16, tutti di produzione statunitense, saranno donati esclusivamente da nazioni europee. Il timore di un’escalation resta comunque forte e il Pentagono ha fatto sapere di avere imposto una “linea rossa” al governo Zelensky: i “Viper” potranno essere utilizzati soltanto all’interno delle frontiere ucraine.

Allarme nei cieli ucraini: ora la Russia riesce a “bucare” lo scudo di Kiev

Finora, questi limiti – gli stessi introdotti sull’uso di armi a lungo raggio come i cruise franco-britannici Storm Shadow/Scalp – non hanno vietato gli attacchi sulla Crimea, territorio formalmente ucraino. Come verranno però declinati nel caso di aerei? Se un F-16 si fermasse sul confine sganciando un ordigno contro una città russa, sarebbe un’azione tollerabile per gli Usa? E se si trovasse a varcare la frontiera durante un duello con un Sukhoi di Mosca per sfuggire al lancio di missili aria-aria?

L’avvertimento del Cremlino – “se useranno le basi di Paesi terzi per attaccare le forze russe saranno un bersaglio legittimo, non ci importerà dove si trovino” – vuole mettere in guardia la Nato dalla tentazione di impiegare gli aeroporti polacchi, romeni o baltici come rifugio per i jet ucraini impegnati in combattimento. Soprattutto all’inizio, i sei F-16 di Kiev saranno presi di mira dall’intera aviazione di Mosca, che ha già dimostrato di potere bersagliare con i missili ipersonici le installazioni nemiche fino al confine polacco e romeno.

La flotta segreta delle armi russe entra nel Mediterraneo e punta sul Canale di Sicilia

Attualmente il polo di addestramento principale è stato allestito in Romania, nell’aeroporto di Fetesti a metà strada tra Bucarest e Costanza, dove stanno confluendo sia i caccia sia gli equipaggi che vengono istruiti in una dozzina di nazioni diverse, inclusi gli States. I corsi prevedono missioni di difesa aerea per abbattere caccia o missili nemici e di attacco al suolo per colpire le truppe sul terreno. Gli F-16 consegnati sono tutti delle prime versioni – in servizio da mezzo secolo – che stanno venendo mandate in pensione dalla Nato ma hanno subito costanti aggiornamenti nell’elettronica e nei motori. Veloci – possono toccare i duemila chilometri l’ora – e agili, hanno la capacità di usare una vasta gamma di armamenti sofisticati per intercettazioni o per i bombardamenti.

Finora i piloti di Kiev hanno volato soltanto su jet sovietici vetusti – soprattutto Mig29 e Sukhoi 24 – per i quali si fatica a trovare pezzi di ricambio. Passare sui caccia americani sarà una rivoluzione, che imporrà a equipaggi e tecnici di imparare metodi totalmente nuovi nelle battaglie e nella manutenzione. Una sfida che molti analisti ritengono richiederà ancora tanto tempo: alcuni ritengono che la piena operatività ci sarà soltanto nell’autunno 2025. Ma la rapidità di apprendimento degli ucraini spesso ha sorpreso gli esperti occidentali.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *