Gli irriducibili: ecco chi sono i boss di mafia, camorra e ‘ndrangheta in cella da decenni

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Quello con il pedigree più importante è forse Leoluca Bagarella. Cognato di Totò Riina, esponente storico del clan dei Corleonesi, diverse decine di ergastoli sulle spalle, ha ormai 82 anni, quasi 29 dei quali trascorsi in carcere. Fu arrestato infatti il 24 giugno del ‘95, sull’onda delle catture che, dopo le stragi del 92, di fatto portarono dietro le sbarre il gotha di Cosa nostra.

Nè per Bagarella nè per la maggior parte dei boss della Cupola arrestati in quegli anni la collaborazione con la giustizia è stata un’opzione, eccezion fatta per Giovanni Brusca, l’uomo che spinse il pulsante della strage di Capaci, che – proprio grazie alla sua collaborazione – ha già scontato le sue innumerevoli condanne e ha lasciato la località protetta in cui era recluso.

La sfilza di boss di Cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta reclusi al 41 bis è enorme: sono quasi 800 divisi nelle 12 carceri di massima sicurezza che hanno reparti appositi.

Qualcuno, come Filippo Graviano, oggi 62enne, arrestato insieme al fratello Giuseppe Graviano nel 1994 a Milano dove hanno sempre intessuto i loro rapporti affaristico-politici, ha tentato la strada della dissociazione, accettando talvolta di rispondere ad alcuni interrogatori, lanciando messaggi di più o meno chiara decifrazione che non gli sono però serviti ad ottenere alcun tipo di beneficio nè di premio. Non ha mai detto neanche una sola parola suo fratello Giuseppe, 6oenne, anche lui ormai prossimo ai 30 anni di galeraa. Il loro patrimonio, già portato all’estero e lontano dalla Sicilia quando i due boss di stragisti erano ancora liberi, non è stato praticamente mai toccato dalle indagini.

Dimenticati in carcere tanti altri nomi di primissimo rango di Cosa nostra, da Nino Madonia, ormai 71enne, sulle spalle l’ergastolo ( tra gli altri) per l’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie, che in carcere ha raggiunto il traguardo di 35 anni di detenzione. Un altro grande vecchio in cella da oltre 30 anni è il capo dei capi della mafia catanese Nitto Santapaola, oggi ottantacinquenne, anche lui componente della Cupola di Cosa nostra e anche lui mai sfiorato dall’idea della collaborazione.

Così come Stefano Fidanzati, oggi settantenne, re del narcotraffico, Salvatore Lo Piccolo, che di anni ne ha adesso 81, e NIno Rotolo, 70 anni. Sempre in silenzio anche il più giovane dei capi di Cosa nostra, Gianni Nicchi, in carcere ormai da 15 anni.

Detenzioni decisamente meno lunghe quelle dei padrini di Camorra e ‘ndrangheta. Michele Zagaria, capo del clan dei Casalesi, 65 anni, è in cella dal 2011. Da dieci anni, in silenzio, anche i responsabili della strage di Duisburgo, i boss della ndrangheta Sebastiano Nirta, 54 anni, e Giovanni Strangio, 45 anni.

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