Governo Draghi, Valentina Cuppi: “La Direzione del Pd affronti il tema della parità”

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“Non deve più succedere l’esclusione delle donne. La presenza di  donne e uomini è la normalità: noi ci dobbiamo essere anche nella contesa del potere e gli uomini cedano il passo”. Valentina Cuppi, presidente del Pd e sindaca di Marzabotto, prevede una direzione del partito, giovedì prossimo, senza esclusione di colpi.

L’arretratezza dell’Italia in fatto di parità è evidente: su occupazione, presenza delle donne nella sfera pubblica e nella politica, mancanza di servizi sociali adeguati, discriminazione. Nel Pd poi, non avere indicato neppure una donna ministra ha innescato una resa dei conti. 

Cuppi, ora tutte nomine di sottosegretarie dem donne, come risarcimento per quanto accaduto sui ministri solo uomini del Pd? 

“Non c’è da risarcire, non è questo il punto. Il problema rimane e lo dobbiamo affrontare. Nel Pd c’è un pluralismo di aree, che se diventano correnti in lotta per il potere ledono tutti. E comunque sono in mano a uomini. Questo intreccio ha portato al drappello di ministri tutti uomini e di diverse aree. Però non è che ora le nomine di sottosegretarie donne – che ci devono essere sia chiaro – rappresentano il risarcimento. La direzione del partito di giovedì prossimo, affronterà il tema della parità”. 

Quindi voi donne dem darete battaglia? 

“Non è una questione di cui devono farsi carico solo le donne. Anche il Women New Deal è stato un documento di tutto il partito con le proposte consegnate a Draghi in fatto di parità di genere, occupazione femminile, empowerment. Nella direzione di giovedì è dell’identità del Pd che parleremo. Aggiungo che il tema non è di occupare posti, ma di essere nei ruoli decisionali per difendere le proprie idee e le proposte per il Paese per tutte e per tutti”. 

A proposito di lotta alle correnti tutte declinate al maschile, Valeria Valente ha proposto di creare un “correntone rosa”. Si farà? 

“Possiamo affrontare la discussione. Però ritengo che sia tutto il Pd che deve diventare femminista. Ripeto: le aree diverse sono una ricchezza se sono pluralità di cultura, sensibilità, storie, altrimenti sono lotta di potere nel senso più negativo. A tutti i livelli, anche territoriali”. 

Ma come è possibile che proprio la sinistra sia finita retroguardia nelle lotte di parità di cui è stata testa d’ariete? 

“La situazione è eccezionale. Non voglio scaricare nulla su nessuno. Ma il potere è in maniera preponderante maschile all’interno del partito a tutti i livelli. Questo problema dobbiamo porcelo”. 

Anna Finocchiaro, due volte ministra, ex capogruppo del Pd al Senato, invita le donne dem a stare nella contesa e a strappare la leadership senza aspettare gentili concessioni. Lei è d’accordo? 

“Sono d’accordo con Anna Finocchiaro come con Rosy Bindi. Noi donne dobbiamo farci avanti, in questo caso dentro il partito. E infatti ci stiamo battendo, non abbiamo posto tempo di mezzo e abbiamo subito chiesto una direzione. Non abbiamo lasciato che qualcosa passasse sotto traccia. Sia Finocchiaro che Bindi hanno incalzato e noi lo stiamo facendo”. 

Lei è stata definita “l’invisibile”: non basta essere presidente del partito, per contare? 

“Lasciare le donne all’angolo soffoca anche i ruoli che si hanno. Sono anche sindaca e in un anno così difficile e drammatico ho avuto anche il compito preponderante di tutelare la mia comunità”. 

Una vice segretaria donna nel Pd ci vuole? 

“Sì, è giustissimo. C’era Paola De Micheli vice segretaria con Andrea Orlando, poi ha fatto un passo indietro quando è diventata ministra delle Infrastrutture con il Conte 2.  Ora sarebbe bene, ma al di là di quello che è successo”.

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