La guerra dei bot dopo l’attentato a Mosca: i social italiani invasi dalla fake del sito filorusso che accusa Kiev

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La verità alternativa di Putin sulla strage di Mosca ha trovato in Italia il più rumoroso dei megafoni. Poche ore dopo l’attentato, una rete tentacolare composta da centinaia di profili fake si è accesa e ha rilanciato su X, con post scritti in italiano, la “pista ucraina”. All’improvviso il tentativo del Cremlino di attribuire la responsabilità di quanto accaduto a Kiev si è materializzato in migliaia di commenti e di posti scritti da account fino a quel momento silenti. «C’è una diretta correlazione tra i massacri e il regime di Kiev. Speriamo in giustizia», scrive Deziray Villa. «Il governo di Kiev non dovrebbe essere esentato dalla responsabilità per i massacri», replica Polly Brumbaugh. E Zamara Tilman aggiunge: «Purtroppo, l’Ucraina sta formando e mandando terroristi in tutto il mondo. E’ allarmante». E così via, saturando lo spazio virtuale di X.

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Bene, cos’hanno in comune questi post? Tre cose. La prima è che sono stati creati tutti a metà marzo e nella bio hanno hashtag sulle criptovalute. La seconda è che i post sulla “pista ucraina” hanno avuto in media 7.000 condivisioni e 30.000 visualizzazioni. La terza è la più interessante: quasi tutti mettevano il link a un articolo de Il Corrispondente, la pseudo testata giornalistica online che rilancia la propaganda di Mosca, spuntata dal nulla e di cui si parlò molto un paio di mesi fa quando fece uno scoop: fu la prima al mondo a scrivere che il cadavere di un uomo appena ucciso in Spagna era di Maksim Kuzminov, il pilota russo disertore che si era consegnato agli ucraini. Il Corrispondente è stato creato dal 23 enne torinese Amedeo Avondet, un passato in Fratelli d’Italia. L’articolo linkato dalla rete di bot, cioè di profili fake automatici che si attivano su input di un algoritmo, si intitola “Il terrore torna a Mosca”. Non è firmato, come tutto quel che appare sul portale, è disseminato di errori di ortografia, e già nel sommario si capisce qual è il succo dello scritto. «Il regime di Kiev è direttamente responsabile del massacro del Krokus. L’Ucraina è diventato il centro globale per il reclutamento e l’addestramento delle cellule terroristiche da parte degli Stati Uniti e Gran Bretagna». Tanta certezza viene corroborata da questo ragionamento: «Bisogna poi notare che i terroristi hanno agito con estrema brutalità, consapevolezza e professionalità, prova del fatto che hanno ricevuto non solo un addestramento ottimo, ma anche una notevole esperienza sul campo di battaglia, quasi sicuramente proprio in Ucraina».

Non si può che non notare una coincidenza temporale: i profili bot sono stati creati negli stessi giorni in cui veniva bucato il profilo Instagram della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Non emerge alcun collegamento ma è un fatto che la rete di fake nasca ufficialmente per sponsorizzare bitcoin e usare il nome di Elon Musk. Esattamente quello che è stato pubblicato, seppur per pochi minuti, sul profilo hackerato della premier. La mano può essere la stessa? Inoltre nell’ultimo periodo sono emerse evidenze su un vecchio sospetto: è certo che i russi abbiano offerto denaro per costruire gruppi di influenza in italiano. Usando profili sconosciuti ma anche personaggi noti, a cui sono stati proposti ricchi contratti (leggasi il racconto del capo ultras dell’Inter, Nino Ciccarelli).

L’Italia non è l’unico Paese investito dalla propaganda social del Cremlino. The Insider, il sito di inchiesta indipendente focalizzato sulla Russia, individua il Corrispondente tra una serie di pseudo testate online come spiegel.ltd (stesso nome ma indirizzo diverso rispetto al vero settimanale Der Spiegel), grenzenzank.com, hauynescherben.net, onnam.life e molti altri che funzionano da centrali di produzione del contenuto da spammare ovunque. Contenuto che riporta sempre tutti gli elementi della verità alternativa di Putin.

Oggi il governo riunisce il comitato per la sicurezza: «La minaccia terroristica viene da lupi solitari, il fronte più preoccupante è il reclutamento online», dice il sottosegretario Alfredo Mantovano.

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