Luca Nardi, Pesaro e il Napoli calcio. Le passioni del nome nuovo del tennis italiano

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A Pesaro, la città che una volta andava pazza per la Scavolini Pesaro di Carlton Myers, o per i cento stile di nuoto di Pippo Magnini, ora faranno sfracelli per Luca Nardi, tennista di classe 2003. Il brindisi, soprattutto, sarà soprattutto in via Manzoni, nello studio notarile del dottor Dario, il papà di Luca. Napoletano doc, pallanuotista e ovviamente verace tifoso partenopeo (cosa trasmessa anche al figlio, naturalmente).

Di Luca Nardi si sapeva già da qualche anno, già da quando erano entrati in scena sia Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. Purtroppo, però, complice qualche infortunio e anche qualche step di crescita che non è andato secondo le previsioni, Nardi è rimasto un po’ nelle retrovie, schiacciato anche dai successi dei ragazzi appena citati. Con Sinner c’è un ottimo rapporto, anche grazie al fatto che Simone Vagnozzi – coach di Jannik – è marchigiano. I due si sono allenati più di una volta insieme. E sarebbe accaduto anche lo scorso inverno, a Tenerife, se Nardi non avesse avuto un problema.

“Ammiro Jannik per quello che sta facendo. Ho avuto la possibilità di esercitarmi con lui molte volte. Cerco sempre di imparare da lui, perché è un ragazzo molto simpatico, un gran lavoratore, ed è molto bello quello che sta facendo per l’Italia, per il nostro paese, per il tennis in Italia, perché ora anche il tennis sta diventando sempre più popolare. Quindi è una cosa molto bella. Spero di potermi unire a lui. Non con i suoi risultati, ma, si sa, non si sa mai”.

Luca, è un ragazzo gentilissimo e posato. Quindi i tempi dovevano essere diversi. Tra le sue prime parole: “Non toglierò più i poster di Djokovic che ho in camera, a questo punto”. Battere Djokovic, il numero uno del mondo, resta ancora una cosa indescrivibile. E, per il serbo, l’Italia sta cominciando a essere una maledizione, dopo aver perso due volte da Sinner ecco questo inciampo clamoroso. Soprattutto per chi ha fatto il nottambulo e ha visto la partita: sembravano due giocatori allo specchio, con il più anziano a soccombere. Djokovic esce da questa sconfitta molto ridimensionato, davvero apparentemente invecchiato. Sconfitto sul suo campo. Incredibile. Se sia un passaggio a vuoto, o qualcosa di più, lo vedremo in seguito.

“Prima della partita avevo parlato con il mio allenatore e avevo detto ‘Sai, non voglio perdere 6-1, 6-1… a fine match i miei coach mi hanno detto che tutti facevano il tifo per me. Voglio dire, incredibile. Contro Djokovic, il miglior giocatore di sempre. Quindi penso che lo terrò, questo momento. Per me, sì, per il resto della mia vita, sì, di sicuro”.

Con questa vittoria sfonda, finalmente, il tabù dei top 100. Obiettivo che cercava da tempo. Virtualmente è n. 95, adesso. Comunque vada è il giorno più bello della sua vita, considerato che era a Indian Wells per qualificarsi al tabellone principale e non ci era riuscito. Addirittura vi è entrato come terzo lucky loser e, grazie a tre defezioni, ha realizzato questo piccolo miracolo. Quando si dice il destino.

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