Mondiali di scherma a Milano, l’Italia delle 357 medaglie e dei maestri che istruirono i moschettieri è pronta

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Leggi scherma, e pronunci Italia. Pochi sport si identificano con la tradizione dello sport italiano come quello delle pedane. Miniera di podi alle Olimpiadi (130 medaglie di cui 49 d’oro), approdo sicuro (quasi) ogni volta che gli schermidori azzurri si avvicinavano a un Mondiale. Nuova frontiera anche per le donne: quando non partecipavano ancora alle Olimpiadi, sei anni prima dell’oro storico di Ondina Valla a Berlino, a Liegi 1930 vinse l’argento nel fioretto Germana Schwaiger. Pioniera di un movimento che un giorno si sarebbe chiamato Dream Team rosa, e ancora oggi si candida per la medaglia d’oro nell’edizione 2023 al Mi.Co. di Milano. E ancora: nell’Italia delle macerie fumanti del dopoguerra c’era una nazionale capace di partire per il Cairo, e conquistare il record di medaglie ai Mondiali del 1949: 11, come a Catania nel 2011, nel pieno splendore di campioni come Montano, Cassarà, Pizzo.

Scherma, a Milano un Mondiale che sembra un’Olimpiade: ecco quali gare possono vincere gli azzurri

Sulle pedane della scherma ai Mondiali sono arrivati i primi segnali di un fenomeno travolgente chiamato Valentina Vezzali. Tre anni prima dell’argento olimpico ad Atlanta ’96, e molto prima del tris d’oro Sydney-Atene-Pechino, nell’edizione greca del 1994 vinse l’argento la futura dominatrice del fioretto, allora ventenne. Bilancio finale per la futura sottosegretaria allo sport del governo Draghi: 16 ori iridati, di cui 6 individuali. La punta dell’iceberg di un movimento che spesso ha monopolizzato il podio: troppo lunga la lista, ma l’elenco comincia nel 1930 e finisce nel 2014. Dal fioretto di Gaudini-Marzi-Guaragna, al fioretto femminile di Errigo- Batini-Vezzali a Kazan 2014. Nel frattempo la scherma si è evoluta, diventando sport davvero globale. Quattro continenti su cinque forniscono campioni in grado di vincere un Mondiale o un’Olimpiade, e la concorrenza si è fatta più dura. Il numero di medaglie d’oro azzurre si è assottigliato, ma l’Italia c’è sempre, supera anche i momenti peggiori (i Mondiali 2019 e le Olimpiadi di Tokyo senza ori) e si ripropone come nell’ultima edizione iridata al Cairo, con le due vittorie del fioretto a squadre, più i 4 argenti (Errigo, Marini, spada a squadre donne e uomini) e 2 bronzi (Fiamingo, sciabola a squadre uomini).

La gioia di Valentina Vezzali per l'oro alle Olimpiadi di Pechinoi

Il dato ufficiale che riconosce la federazione italiana è di 357 medaglie totali conquistate dagli azzurri ai Mondiali, di cui si celebrò la prima edizione nel 1921 a Parigi. 118 gli ori, 110 gli argenti, 129 i bronzi. A vedere le statistiche, sembra che le squadre italiane abbiano una tradizione ancora più vincente dei campioni individuali: in finale i team hanno vinto 64 ori contro 46 argenti, mentre i singoli hanno portato a casa 54 ori, meno dei 64 argenti. L’arma più premiata resta il fioretto maschile (104 medaglie), che portò il primo oro nell’edizione solo maschile di Budapest 1926 con Giorgio Chiavacci, e quasi un secolo dopo ha come ct uno degli interpreti più famosi dell’arma, Stefano Cerioni.

Le pedane dei Mondiali di scherma a Milano

Uno sport di grandi personaggi e numeri, che superano quelli delle scuole francesi, ungheresi, tedesche, russo-sovietiche (assente a Milano coi migliori elementi, che appartengono ai club militari Cska o Dinamo). Un movimento contenuto, ma che si irradia in tante palestre sparse per tutta Italia, conta su forti vincoli familiari e locali, e affonda le sue radici nell’identità nazionale. Nell’arte del duello nell’Italia dei Comuni e delle Signorie, insegnata da maestri che spesso hanno istruito i moschettieri del Re di Francia, o i nostri futuri avversari magiari.

Dietro le luci e le stoccate di questi giorni a Milano, ci sarà tanta anima italiana.

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