Omofobia, Elio Vito: “Berlusconi non può che essere favorevole alla legge Zan”

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“Berlusconi non lo sento da mesi, ma conoscendo la sua storia e la sua sensibilità immagino che non possa che essere favorevole alla legge Zan”. Elio Vito, ex ministro dei Rapporti con il Parlamento, che di Berlusconi è stato un fedelissimo, chiama in soccorso l’ex premier nella speranza che Forza Italia si impegni per la legge contro l’omofobia, staccandosi da Salvini. In realtà alla Camera solo lui e un drappello di altri liberal forzisti, votarono sì. 

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Elio Vito, ora spera che Forza Italia approvi la legge Zan al Senato?
“Non vorrei avesse ragione Elodie”. 

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In che senso non vorrebbe? 
“Ha detto che ci sono omofobi in Parlamento…ecco non vorrei. E’ molto scorretto che la Lega stia impedendo persino la calendarizzazione della legge Zan, perché significa impedirne la discussione. La si può pensare come si vuole, ma la legge va esaminata. In quanto a Anna Maria Bernini , la capogruppo forzista, potrebbe avere una posizione liberal. Vedremo”. 

FI deve schierarsi quindi a favore?
“Deve dare un voto favorevole e deve dirlo subito. Alla Camera in commissione Giustizia FI si era astenuta, poi la posizione in aula fu contraria, anche se io e alcuni altri abbiamo votato a favore. Però c’era da tenere unito il centrodestra che stava all’opposizione. Ora c’è un governo in cui siamo tutti in maggioranza. E FI è una forza liberale in economia, nella società, nei diritti. Il piatto della bilancia non c’è dubbio che penda per votare sì”. 

I leghisti non vogliono neppure discuterne, e quindi metterla in calendario in commissione Giustizia a Palazzo Madama.
“Mai esistita una cosa del genere! I contrari hanno parlato di reati di opinione che la legge Zan punirebbe, ma l’unico reato d’opinione che io vedo è di impedire che il Senato esprima la sua opinione”. 

Potrebbero esserci ricadute sul governo essendo un argomento tanto divisivo?
“Ma si tratta di una iniziativa parlamentare, cosa c’entra mettere in mezzo il governo. È molto scorretto ipotizzare ricadute sul governo. Un Parlamento che non riesce a discutere dei diritti civili rischia di dare una immagine cattiva di sé”. 

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