L’allarme di Confindustria: “Nuovi rischi nel 2024, pesa la crisi nel Mar Rosso”

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MILANO – Il 2024 parte all’insegna di “nuovi rischi” per l’economia. È quanto mette in luce il Centro Studi di Confindustria nella sua analisi mensile Congiuntura Flash.Rischi – spiega il Csc – “dovuti alla forte riduzione dei transiti nel canale di Suez per gli attacchi del gruppo yemenita degli Houti. I prezzi di gas e petrolio non ne hanno risentito finora ma restano alti”. “A fine 2023 il Pil italiano potrebbe essere andato meglio dell’atteso”, sono “ripartiti servizi e costruzioni” ma “l’industria resta debole”. Quanto all’Inflazione è “ai minimi” in Italia ma “non ancora in Europa. I tassi quindi potrebbero rimanere alti ancora per alcuni mesi”.

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Il nodo del Mar Rosso

Le difficoltà di transito nel canale di Suez rendono secondo gli industriali “incerte” per prospettive per l’export italiano del 2024. “L’impatto economico del crollo del trasporto marittimo attraverso il Canale di Suez è fortemente condizionato alla sua persistenza: più è prolungato, maggiori saranno gli effetti negativi sul commercio estero italiano e globale”, evidenzia ilc entro studi di Confindustria con un approfondimento sullo scenario per le esportazioni.

“A metà gennaio, il traffico di navi nel mar Rosso si è più che dimezzato e il costo di trasporto dei container dall’Asia all’Europa è aumentato del 92%”. Le rotte marine sono “cruciali”, avvertono gli economisti di via dell’Astronomia: “Il 90% del volume degli scambi globali avviene via mare” e prima della crisi “il 12% transitava per il Canale di Suez”. Per l’Italia “il 54% degli scambi è via nave, di cui il 40% tramite Suez; soprattutto, via mare transita più del 90% dei flussi italiani con i principali paesi a est del Mar Rosso (in Asia e parte del Medio Oriente). Potenzialmente esposti sono: gli scambi di petrolio e gas (da Kuwait, Qatar, EAU, Iraq; parte del petrolio dell’Arabia Saudita è invece imbarcato a nord dello Yemen), quelli di beni elettronici e apparecchi elettrici (oltre la metà dell’import extra-UE viene dalla Cina), quelli di prodotti in pelle (quasi un terzo viene dalla Cina), quelli di macchinari (soprattutto in uscita verso i principali paesi asiatici)”

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