Svanito lo spettro della prima crisi. Meloni si sfoga in chat: “Ci davano per finiti”

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È una vittoria che regala serenità e pompa ossigeno purissimo nei corridoi di Palazzo Chigi. È lo scampato pericolo, per Giorgia Meloni. I sondaggi della vigilia rassicuravano, ma il vento politico sembrava spirare in direzione contraria. E invece la trincea della premier regge, allontanando per un po’ una parola iniziata a circolare inaspettatamente nella più stretta cerchia meloniana, soprattutto nell’ultima settimana: crisi. Non di governo, ma politica. Un pozzo nero di tensioni e veleni, alimentato da Matteo Salvini, capace di sprofondarla anche alle prossime europee. E così, quando nella notte il pericolo sembra sventato, la presidente del Consiglio scrive ai suoi referenti abruzzesi un sms il cui senso si può riassumere così: ci davano già per finiti, staranno impazzendo.

È l’epilogo di una domenica sulle montagne russe, vissuta però da Meloni con la sensazione netta di potercela fare. Il momento peggiore è all’ora di pranzo: viene diffuso il dato sull’affluenza delle 12, altissimo. È il picco d’ansia della giornata, l’opzione di un ribaltone sembra possibile. Poi la tensione si scioglie, grazie anche alla percentuale della partecipazione della provincia dell’Aquila: è il fortino di Fratelli d’Italia.

Il resto lo fa Marsilio, in prima persona. Rassicura la premier, scrivendole ripetutamente su whatsapp. Le spiega che l’affluenza delle 19 va interpretata come il segnale più chiaro a favore della destra: senza un balzo in avanti rispetto a cinque anni fa, le liste sovraniste faranno la differenza. Già attorno alle 20 al comitato elettorale del governatore iniziano a preparare il palchetto per il discorso della vittoria. Prudenza, è l’indicazione che arriva da Palazzo Chigi. Quando però arrivano i primi exit poll – segnalando un vantaggio già importante, quasi incolmabile – Meloni inizia davvero a rilassarsi.

Poche volte, d’altra parte, la presidente del Consiglio ha seguito con tanta intensità una sfida elettorale. Ci sono soltanto due momenti in cui teme davvero la sconfitta. Il primo risale a metà della scorsa settimana, quando decide di spingere al massimo sulla direttrice del Dis Elisabetta Belloni, fino a convincerla a diventare sherpa del G7. Un modo per rafforzarsi, ma in un certo senso anche il segnale della volontà di blindarsi di fronte a possibili scenari di instabilità nel governo, che una sconfitta in Abruzzo avrebbe di certo provocato. L’altro passaggio critico è quando l’affluenza sembra volare, come detto. Dura poco. E la tensione si trasforma in soddisfazione.

E d’altra parte, era stata proprio la presidente del Consiglio a spiegare al suo staff l’importanza della posta in palio, alla vigilia di queste regionali. Stavolta non sarebbe stato possibile sfumare gli effetti del risultato, dopo il disastro elettorale in Sardegna: la vittoria avrebbe significato ossigeno, equilibrio, riaffermazione di leadership contro gli sgambetti di Matteo Salvini, mentre la sconfitta avrebbe portato con sé caos, nervosismo, veleni. Determinando uno scontro aperto tra alleati. Una dinamica incontrollabile, un salto nel buio. Che le urne hanno invece scongiurato.

Oggi stesso la leader potrebbe festeggiare il successo in Abruzzo, anche se ufficialmente Palazzo Chigi nega di avere in mente un viaggio celebrativo. Una passerella accarezzata già alla vigilia, quando gli studi riservati planati sulla scrivania della premier mettevano in guardia soltanto da un rischio: l’affluenza. Era indicata anche una soglia ”pericolosa”, fissata attorno al 56%, che non è stata neanche sfiorata: la partecipazione si è fermata quattro punti sotto.

Forte di quei sondaggi riservati, Meloni ha definito la strategia negli ultimi giorni. L’attivismo interno e internazionale è stato portato avanti come reazione alla sconfitta sarda, ma anche con la speranza di poter cavalcare una vittoria in Abruzzo. L’obiettivo delle prossime settimane è costruire un trampolino di lancio per la campagna elettorale delle Europee. Ecco perché la leader ha fatto di tutto per mostrarsi al Paese: ha festeggiato negli spogliatoi della nazionale italiana di rugby l’importante vittoria contro la Scozia, si è recata a Pordenone e poi a Bastia Umbria, per conquistare le aperture dei tg. E continuerà così: già domani è attesa a Trento e Bolzano, quindi mercoledì a Firenze, poi ancora domenica in Egitto. La tappa successiva, soltanto quattro giorni dopo, è fissata a Bruxelles per il Consiglio europeo. Il piano, evidente, è gestire da Palazzo Chigi la corsa per l’Europarlamento. Una sfida che Meloni interpreta come l’occasione decisiva per respingere l’assalto del campo largo e chiudere definitivamente i conti con i nemici interni alla maggioranza, a partire da Salvini. Una tentazione che il successo in Abruzzo non farà che rafforzare.

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